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I sottoprodotti della pandemia

Negli ultimi otto mesi la commissione della biblioteca, di cui faccio parte, ha organizzato la presentazione di dodici nuovi libri; otto di questi erano di autori esordienti che si sono scoperti scrittori durante i vari lockdown, quasi tutte persone attempate che fanno, o facevano, tutt’altro lavoro.
Qualcuno, durante le interviste, ha dichiarato che da tempo aveva in mente un progetto letterario, qualcuno ha iniziato a scrivere un diario che poi si è trasformato in libro, altri scrivevano per evitare noia e cattivi pensieri prodotti dell’obbligata clausura.

Chi ha un blog sa bene che scrivere è una forma di evasione che aiuta parecchio ad alleviare certe stanchezze mentali e, quasi sempre, ci riesce. Tuttavia, questo sfogo, esploso durante la pandemia, ha generato una quantità di nuovi scrittori prevalentemente giallisti, il genere che negli ultimi anni s’è un po’ esasperato.
Venerdì scorso abbiamo presentato la prima opera di un’autrice che racconta le indagini di una detective; la neo scrittrice ha dichiarato di essersi ispirata a Jessica Fletcher e che probabilmente produrrà altre pubblicazioni con la stessa protagonista. Il libro in questione non arriva a cento pagine, quindi la storia viene sbrigata in fretta e sa tanto di già visto in centinaia di altri libri.

Altro genere di giallisti sono quelli che si ispirano alla storia, andando a scomodare spesso i Templari, i Cavalieri di Malta o altre narrazioni che da tempo immemore riempiono libri di tanti autori.

Si sa che in Italia ci sono più scrittori che lettori ma, purtroppo, tra i novizi non si trova niente di originale ed appetibile, cosa che ho notato bene durante le tante presentazioni che abbiamo fatto negli ultimi due anni in biblioteca. Però queste persone producono reddito, poiché si affidano a piccole case editrici che senza di loro morirebbero di fame. Il reddito, ovviamente, non va in tasca degli autori perché finiscono dell’ormai noto meccanismo della pubblicazione a pagamento con editori che non distribuiscono nelle librerie, ma mettono in vendita i libri online esattamente come succede sulle piattaforme di autopubblicazione dove non si paga nulla. Ma questo è un altro argomento da trattare in un altro post.

La nota dolente, secondo me, sta nel fatto che vengono stampati libri che andranno a finire nelle cantine degli autori e tutta quella carta sarà sprecata.

34 pensieri riguardo “I sottoprodotti della pandemia

  1. Giallisti ed autobiografari hanno strastufato. Per autobiografari non intendo solo i personaggi non scrittori che si improvvisano pubblicatori.. anche quelli che sono o vorrebbero essere scrittori di professione. BASTA! Esiste un mondo oltre il vostro ombelico santa pazienza. Non dico di inventarne uno come Tolkien, ma per la miseria, scrivere una storia sul vostro macellaio, sulla vostra collega, sul tipo incrociato in metro, sul medico di famiglia.. sperando non sia l’assassino dell’ennesima boiata “gialla”!

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    1. Vero anche le autobiografie stanno impazzando. Ne ho viste in giro di cantanti giovanissimi che sono diventati famosi due giorni prima e pensano di poter insegnare al mondo comeottenere successo. Trovo vregognosi i nuovi giallisti seriali che fanno copia incolla di ogni pubblicazione cambiando soltanto un paio di nomi.

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      1. Esiste un problema di editoria, sia piccola sia grande. Vedo che nei commenti tutti o quasi l’hanno buttata sulla piccola editoria. Giusto e sacrosanto. Solo il tuo intervento pone il discorso sulla grande editoria che pubblica questa roba, a volte anche più imbarazzante dell’autobiografaro sconosciuto. Il pesce purtroppo, come si dice dalle parti dove sono nato, inizia a puzzare sempre dalla testa. Stesso discorso per i giallisti. Il giallista della domenica nasce, perché TV di stato, network nazionali ed editoria di grande livello, a seguito del successo di Montalbano, hanno capito che è un filone sufficientemente malleabile in cui tuffarsi sperando di “fare 13” e non viceversa, dato che il pubblico si è plasmato dopo 25 anni, quasi solo su questo tipo di storie. In Italia è sempre facile fare battaglie contro i pesci piccoli e i libri di grammatica. Contro chi veramente comanda, ha il potere in mano (in questo senso editoriale), si è sempre molto più indulgenti, per non dire supini.

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      2. Ascolto la radio ogni giorno e quasi tutte le setitmane arriva uno/a speudo famoso/a che pubblicizza la propria storia personale. Tanti sono figli di qualche genitore famoso nel passato. Ogni passaggio in una radio importante crea grande seguito e loro in un batter d’occhio diventano scrittori. Sono veramente amareggiata.

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  2. Eppure ogni giorno vengono pubblicati più di 150 (centocinquanta) nuovi libri, e non sono certo che una tale messe di titoli sia in grado di aggiungere un solo grammo di sapere a quanto hanno già scritto gli autori d’un tempo (cit. da ultimelune.it).
    Allora perché scrivere?
    Risposta: perché talvolta capita che non se ne possa fare a meno, a prescindere dal riscontro/consenso/successo.
    🙂

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      1. Immagino che sia un mix di vanità e business. Tutto sommato trovo più corretto (ed ecologico) rendersi disponibili a farsi leggere tramite la stampa di una copia del libro dopo l’ordine dello stesso.

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  3. Comunque io mi sono fatto un’idea su parecchi scrittori al primo libro: a loro frega poco di quanto trasmettono (e daje!!!!!) al mondo. Gli importa solo di avere notorietà. Qual è però il punto?

    Se è l’ennesima Jessica Fletcher della domenica, magari leggi per curiosità qualche pagina in cartaceo o elettronico che sia, e poi lo dimentichi.

    Se è un libro autobiografico invece cosa fai? Leggi e ti fai dei giudizi. Chi ha detto Elena Di Cioccio? Io…

    Questa donna ha fatto coming out del proprio HIV. Liberazione e ci credo perché è la stessa sensazione che ho avuto io quando ne ho parlato anche se non c’ho messo 21 anni ma là ognuno ha i suoi tempi.

    Neanche andrei in televisione però, né farei foto e video VIRALI in Internet, né tanto meno ci venderei dei libri su.

    Mi stanno sul cazzo tutti questi “attivisti” da libro, attivisti performativi. Io non voglio vedere la loro faccia in lacrime in tv o la copertina della loro opera! Io li voglio vedere nelle campagne contro lo stigma!

    Li voglio vedere ai pride! Li voglio vedere a tentare di far pressione sui politici perché le leggi vengano aggiornate come quella della discriminazione anti HIV che risale all’era pre-farmaci e nessuno ha mai voluto allinearla ai progressi scientifici malgrado le associazioni gli stiano tutt’ora addosso.

    Io voglio vedere meno scrittori che diventeranno best seller domani e poi domani ancora fino all’infinito, voglio vedere gente che al libro se possibile associa iniziative concrete.

    Gifter

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      1. Questo è il punto, scrivere libri non per condividere un’idea ma per far conoscere se stessi o, in un altro caso simile (Antonello Dose, la rivoluzione del coniglio, 2017) diffondere “il verbo” della propria religione.

        Chiedo troppo io ai libri, forse; alla lettura chiedo di trasmettermi l’amore che quella persona ha per il personaggio nel caso di libro di fantasia o per gli ideali in cui crede nel caso di libri su se stesso o un argomento che lui conosce. Invece vedo un duello tra scrittori e correttori di bozze, affamati di ego.

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      2. Come volevasi dimostrare oggi ho visto sul Corriere un articolo su Franz Di Cioccio padre di Elena nonché uno dei componenti del gruppo musicale PFM (Premiata Forneria Marconi). In sostanza dice che lei sui rapporti familiari racconta un sacco di bugie.

        Poi guarda caso, Franz tira fuori i dissapori con la figlia in prossimità del lancio del nuovo album; lei, fa coming out dell’HIV la settimana prima che esca il libro?

        Poi il cinico, quello che pensa male, sono io. Ovvio! E a questo punto MENO MALE che non tutti i “sottoprodotti della pandemia” hanno contatti per finire in tv e in radio altrimenti avremmo ogni palinsesto solo per loro.

        Gifter velenoso

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      3. Tranquilla, ci sono anche i musicisti sottoprodotti della pandemia!

        Coming out: io canto; esattamente come suono il piano e scrivo per hobby ma non ho mai voluto fare chissà quali esibizioni salvo un paio di karaoke estivi anni fa.

        Confinamento da pandemia, tutti cantavano dai balconi e la vicina “gifter dai, vieni fuori, porta la tastiera vicino alla finestra e cantiamo!” Anche no. Se con la scrittura posso lasciare idee più o meno condivisibili senza rischi, fare un canale youtube con le canzoni vorrebbe dire finire in brutti giri anche perché mi piace eseguire i brani altrui, non sono un compositore e di cover, tribute band, interpreti della domenica è piena l’internet; preferirei che tali spazi restassero a chi fa musica nuova, ed è pieno di artisti indipendenti, che però fanno fatica a farsi conoscere.

        Dopodiché il rischio è quello già vissuto da Marc Martel: ascoltalo cantare Somebody To Love poi vai su Spotify e ascolta il suo disco “impersonator” composto da brani suoi.

        Quando hai successo di pubblico cantando i brani degli altri, senza avere grosse capacità da autore, esci dalla tua comfort zone e muori.

        Però tutto sommato sarebbe anche simpatico un titolo simile nei social:

        “Alessandro canta le canzoni di Adele e diventa virale”.

        Ti lascio immaginare cosa potrei rispondergli. 🦠☣️

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  4. Sono un blogger che scrive storie. Anzi siamo in due ma al momento sono io (Alessandro, Gifter) a intervenire.

    Noi durante il periodo di confinamento abbiamo scritto tanto, senz’altro, costruito e distrutto il blog cambiando piattaforma ogni 3×2 perché siamo esigenti e non ci andava bene niente, abbiamo svolto anche lezioni di scrittura che però ci hanno soddisfatto fino a un certo punto, ma soprattutto abbiamo letto, letto molto perché prima di scrivere bisogna saper leggere.

    Giallisti? Per carità, noi da amanti dei polizieschi diciamo che noia le solite trame da gialletto alla Fletcher o gli improbabili investigatori medievali, noi abbiamo il nostro virus detective ancora alle prese col Dissanguatore ma resterà, al momento, un nostro compagno di avventure senza pretesa di pubblicazione; non siamo scrittori, siamo blogger sierocoinvolti e come tali vogliamo definirci, ed essere definiti.

    Non guadagniamo un centesimo da ciò che scriviamo non vogliamo essere virali, cioè io già sono un uomo virale di mio, non ho tempo né voglia né bisogno di diventarlo sui social. Ambiente tossico che non frequento fra l’altro.

    Ultimamente un paio di associazioni ci ha chiesto di partecipare a un progetto sull’HIV con un nostro contributo proprio usando il virus detective e l’abbiamo fatto con piacere e gusto, perché loro sono dei nostri amici; poi? Se andrà o no qualcosa in porto? Non dipende da noi, l’abbiamo fatto solo per dare una mano a delle persone a cui vogliamo bene e contribuire alla causa in cui crediamo e per la quale Il Mondo Positivo è nato.

    Sapendo come va a finire con gli editori, neanche vorremmo sentirne parlare! Ci divertiamo finché ci divertiamo, poi se ci si stanca si smette.

    Per adesso, TRA SMETTERE e continuare, abbiamo scelto TRASMETTERE. Senza spazio. Perché lo spazio è solo per quelli che se lo meritano. La fame di gloria e considerarsi scrittori buttando fuori libri improbabili, preferiamo lasciarla ad altri. Noi abbiamo il nostro lavoro che ci dà da vivere e il blog per divertirci, per la nuova Agatha Christie o il nuovo Andrea Camilleri, c’è tempo.

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      1. Il bello è che il Mondo Positivo e virus senziente sono nati PRIMA dell’emergenza sanitaria era agosto 2019.

        Comunque noi siamo i primi a dire che il soggetto di questo particolare HIV e gli umani in simbiosi con lui è probabilmente originale ma l’idea di fondo non lo è, cioè rappresentare la vita umana dal punto di vista di un’entità o persona marginalizzata.

        Cito “il paese dei ciechi” di George Herbert Wells (1904) o la stessa Sirenetta di Andersen nata ancora prima. Anche se lo scrittore danese vedeva sì la vita umana con gli occhi del personaggio acquatico, senza però che l’umano entrasse a far parte di quel contesto. Anzi, lui è rimasto umano e lei è morta. Disney poi ci ha forzato un lieto fine ma ai miei occhi è suonata come una storia inquietante.

        Sul film Disney è Re Tritone a far crescere i piedi umani al posto della coda e le pinne e io, con la mia sensibilità da persona adulta, l’ho interpretata come un “perfetto ti sposi la persona diversa da te ma fate finta che i limiti eventuali non ci siano”.

        Avendocelo avuto un ex compagno che “non è un problema il virus” ma poi se parlavo dei farmaci o del dottore cambiava discorso, ecco, preferivo di gran lunga che mi girasse largo e ammettesse le proprie paure.

        Noi col virus e il Mondo Positivo è questo che vogliamo fare: partendo dalla lettura di racconti inverosimili e a loro modo “leggeri” far capire che stigma e paura non sono un metodo di prevenzione, né sano né efficace.

        Alessandro “gifter”

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      2. E noi siamo stra-felici di riceverla, la stima, che non è affatto dovuta né scontata.

        La notorietà, i follower, i primi posti in classifica sono beni che al giorno d’oggi puoi pagarti. La stima dei lettori no. Perché un lettore può anche non approvare com’è scritto formalmente un racconto ma se comprende e apprezza l’idea, è già abbastanza, almeno per noi! Fra l’altro la stima autentica delle persone è un risultato che si fa una gran fatica a ottenere ma a perderla ci vuole nulla. Un bene prezioso, da maneggiare con cura! Siamo tutti e TRE felici del nostro lavoro e ogni lettore che ci stima ci ripaga di tutta la fatica e lo studio per portare avanti il progetto.

        Elettrona, Gifter, e il virus!

        “più stima, meno stigma” è uno dei nostri slogan infatti. Con tutti i doppi sensi del caso relativi a “più” e “meno”; con le parole si può e si deve giocare, per far riflettere e non essere banali.

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  5. Si ormai tutti sanno fare tutto e tutti s’improvvisano chi scrittori, chi cantanti, chi poeti etc. senza avere le giuste prerogative e doti e così accadde anche con le ipotetiche case editrici che poi come dici tu, sono appunto tipografie che per il sopravvivere pubblicano “libri” 😒

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