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La diretta

Da qualche tempo gli utenti dei più acclamati social hanno scoperto la diretta. Potrei anche fermarmi qui poiché è facile immaginare ciò che si vede passare sulle pagine di FB e Co.

Fino all’anno scorso si andava al ristorante pagando il conto solo per fotografare le varie portate del menù, tutti  impegnati a pubblicare piatti di spaghetti, pesce e pizza gourmet, la degustazione era un optional.
Poi c’erano gambe e piedi sullo sfondo marino mostrati generosamente più volte al giorno, evidentemente al mare ci si annoia a morte se il passatempo preferito è fotografarsi le estremità inferiori.

Ultimamente c’è l’invasione delle dirette.
Chiunque, trovandosi in casa a cazzeggiare, in una festa di paese a tracannare vino ascoltando le canzoni di qualche scalcinato performer locale, oppure durante l’apericena d’ordinanza, sente il dovere di documentare la propria presenza all’evento.
Le testimonianze dirette ai concerti importanti viaggiano invece su altre piattaforme, perché il pubblico ha gusti differenti.

Pur frequentando sempre di sfuggita quei social, mi sento lievemente aggredita dall’improvvisa apparizione dell’ultraquarantenne, entusiasta alcolico, mentre salta come un grillo davanti alla “disperation band” che sta massacrando i Led Zeppelin,  o della signora in vestaglietta da casa e i bigodini in testa, che racconta come prepara la peperonata, per non parlare di quelli che mentre viaggiano in auto filmano la pioggia dicendo “guarda come viene giù”.

So che presto anche questa moda verrà surclassata da qualche altra mania virale e, benché sia abituata a vederne di tutti i colori, alcuni disturbano un po’ di più.
Ma, tant’è, o spengo tutti i contatti e vado a vivere nella boschina profonda, o mi adeguo.
E temo che dovrò adeguarmi perché nessuno luogo, per quanto nascosto, è sicuro.
Se sei vivo arriva sempre qualche emissario governativo a farti pagare le tasse.
Se invece sei morto arriva Gianluigi Nuzzi a sezionare il tuo cadavere.

Immagine dal Web

13 pensieri riguardo “La diretta

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