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Otroversi

Pare che qualcuno si sia accorto che esisto, anzi, che esistiamo. Nel secolo scorso definiti “cani sciolti”, oggi lo psichiatra americano Rami Kaminski spiega il profilo degli otroversi nel suo libro “Né introversi né estroversi” ne parla in questo articolo Federica De Paolis.

La descrizione che ne dà lo psichiatra mi sta a pennello. Così sono nata e così sono rimasta per tutta la vita; sia a scuola sia fuori non sono mai entrata in gruppi o compagnie, ma avevo un’amica o una della mia stessa classe con cui parlare e accompagnarmi, talvolta anche con i maschi.
Crescendo ho mantenuto questa peculiarità, poco incline o negata a compiere lavori di gruppo, non per complessi di vario genere, ma proprio per predisposizione presonale.
Ho sempre preferito lavorare e agire per i fatti miei, ho fatto la maggior parte dei miei viaggi e delle mie vacanze in compagnia di una o due persone persone e, tante volte, da sola anche all’estero.

Rami Kaminsli precisa che “otroverso non è un’etichetta. Anzi, etichettare è l’esatto opposto di ciò che Otroversione rappresenta. Ridurre qualcuno a una categoria significa perdere di vista il punto: la ricchezza delle nostre vite spesso risiede nel mezzo, in ciò che resiste a ogni definizione. Otroverso non significa unirsi a una nuova tribù o adottare un marchio. Riguarda la forza silenziosa di coloro che prosperano al di fuori dei percorsi di appartenenza previsti. È un promemoria del fatto che l’individualità stessa può essere fonte di chiarezza, resilienza e libertà.”

Ovviamente non sentivo la mancanza di un’identificazione tipo, ma farò leggere l’articolo alla mia amica del ♥ che talvolta mi chiama, affettuosamente, asociale di merda. 

 

29 pensieri riguardo “Otroversi

  1. Mah, io ho sempre viaggiato da sola, mi piace stare da sola, i pochi amici e amiche, che ho, se hanno voglia di vedermi vengono a casa mia. Mai che vada io da loro a meno che uno sia malato e abbia bisogno di qualche cosa. Avendo compreso già giovanissima questa mia tendenza all’eremitaggio, mi sono costretta a fare un lavoro che mi obbligava a stare in mezzo alla gente e a occuparmi delle altre persone, ma solo per 8 mesi l’anno, gli altri quattro mesi tornavo alla mia beata solitudine.

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    1. Effettivamente la tua definizione è perfetta e si confà alla defizione dello psichiatra Rami Kaminski. Però loro non cercano una categoria, semplicemente si fanno gli affari porpri senza dare fastidio a nessuno. Io sono sempre stata così, ma adesso se ne parla soprattutto per evitare di considerare “diversi” o sofferenti i bambini che hanno questi atteggiamenti.

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  2. Ma che strana coincidenza. In bozza ho un post con lo stesso titolo 🙂 🙂 …. è una mia libera interpretazione e qui te ne lascio un verso. Lo troverai pubblicato il 17.

    un canto misto di timidezza e coraggio,di contemplazione e festa,un equilibrio buffo e miracolosoin cui la varietà non divide,ma intreccia …

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    1. Diciamo che, talvolta, mi prendo la libertà di ignorare gli umani, ma sempre con molto rispetto s’intende. Per esempio, se qualcuno mi pone una domanda o mi rivolge la parola, io non lo ignoro anche se sono persa in altri pensieri. Può succedere soltanto quando non sento poiché, l’ho già dichirato, sono sorda e a volte non capisco una cippa. 😉

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  3. stanco della mia Otroversione mi decisi a fondare il mio partito degli under 70.000 sicuro di potermi circondare da una massa enorme di umani introversi o estroversi, ma niente da fare i mortidifame si rifiutano di riconoscere la loro condizione

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  4. Io invece sono un ibrido, in tante cose e in svariati periodi anch’io preferisco lo starmene per conto mio e diversamente, riesco anche ad adattarmi e a sentirmi temporaneamente a mio agio in compagnia certo, ben selezionate queste compagnie. Al di là di tutto non amo il chiasso e per niente le cose fatte per forza come i vari divertimenti per le feste comandate poi figurati, qui da me il sinonimo di feste è il passare delle ore a tavola a mangiare e stra mangiare e io poverina, che non amo affatto mangiare e in special modo lo stra mangiare, puoi bene immaginarti… Buon pomeriggio Nadir 🌹

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  5. Al di là del termine, che trovo abbastanza cacofonico, il suo significato mi piace molto e mi ci ritrovo. Anche io non sono mai stata una forzata della “compagnia”, della comitiva e del divertimento chiassoso a tutti i costi, ma non mi ritengo neppure un’asociale. Ho pochi amici, con cui coltivo un affetto quasi fraterno, e con cui non disdegno di uscire ogni tanto: serate tranquille, trascorse a parlare e a ricordare. Si ride e ci si diverte con poco, senza bisogno di dimostrare niente a nessuno. E senza la necessità di un vestito particolare, perché ci si guarda negli occhi e ci si ascolta, non si osserva come siamo vestiti. Ma al di là di queste serate, sto benissimo anche da sola. Amo la solitudine e mi ritengo fortunata. Odio festività come il Capodanno, in cui sembra un obbligo divertirsi e fare casino. Se questo è essere otroversa, allora lo sono anch’io 🙂

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