Opinione

L’educazione dell’intelligenza artificiale

Ho scaricato un’app gratuita di intelligenza artificiale suggeritami da un giovane geometra che ha iniziato da poco a lavorare. Lui la utilizza per qualunque cosa, soprattutto per scrivere relazioni tecniche, determine e documenti vari, è molto soddisfatto e dice che non riuscirebbe a lavorare senza. 

Sorvolando su qualche dettaglio da prendere in considerazione, (ad esempio “come fai a fidarti ciecamente di quello che scrive l’IA, o “così non imparerai mai a far lavorare la tua mente”), ho provato a fare qualche domanda all’app e devo ammettere che ha risposto in modo soddisfacente, ma quando le ho chiesto di scrivermi un testo specifico, lei molto gentilmente mi ha risposto: “lo farei volentieri, ma purtroppo per questo servizio dei scaricare la mia versione PRO a pagamento, vuoi conoscere i prezzi?” 

Eh…ho risposto a me stessa che NO, non pago perché “qualcosa” pensi al mio posto, per adesso riesco ancora a fare da me.

Devo ammettere che l’IA è molto cortese e sembra proprio di scambiare parole con una persona; ho chiesto poi al geometra se lui paga per il servizio e mi ha risposto che paga 20 euro al mese. Venti euro al mese, per fare un lavoro che dovrebbe imparare a fare lui, non sono tanti, tuttavia mi domando cosa succederà il giorno in cui l’app non funzionerà oppure gli chiederà molti più soldi, o magari si renderà conto di avere il cervello atrofico.

21 pensieri riguardo “L’educazione dell’intelligenza artificiale

  1. Anche l’AI è soltanto fatta per atrofizzare il cervello, ma come si può delegare la tecnologia a svolgere attività che dovremmo fare noi con le nostre capacità? Se poi a utilizzarla è un professionista, come nel caso del tuo post beh, allora, siamo proprio arrivati alla frutta! Non ho parole 😒

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  2. Premesso che io considero l’IA non un’intelligenza ma una tecnologia, credo che la digitalizzazione ci stia rincretinendo rendendoci succubi e malleabili a favore di chi ci vuole ridurre a polli da spremere e controllare.

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  3. 🎀 L’umanita’ si avvia verso il Transumanesimo ~ L’uomo cibernetico sara’ efficiente e obbedira’ a quanto innestato nella sua testa svuotata di potenziali e riempita di automatismi, responsivi, performanti, veloci, e, come rilevi, “educati”~ E’ in atto, non da ora, un processo irreversibile ~ Brutto, al netto di qualche utilita’.
    Buon proseguimento!

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  4. Ho letto anche il commento di Walter: non si fatica a capire che meno usiamo il cervello, come capacità di creare, ragionare, ricordare, ecc ecc, e più rapidamente ne perderemo il controllo e col tempo anche l’uso. Speriamo di non capirlo troppo tardi.

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  5. Ho giusto appena letto questa cosa.

    LA DEVITALIZZAZIONE MENTALE
    Di Pierluigi Fagan

    La nostra mente è la funzione dell’organo detto cervello, il quale è la centrale del sistema nervoso ramificato. Il cervello è fatto di molte cellule non interconnesse che ancora non abbiamo del tutto capito quali funzioni presiedono e di un sistema fortemente interconnesso di cellule che si scambiano impulsi chimici ed elettrici. Il tipo e grado di interconnessione cerebrale fa un cervello più abile in alcuni compiti piuttosto che altri. In linea generale, meno interconnessioni, più limitata l’attività mentale, più limitato il comportamento del soggetto e sue capacità.

    Il MIT ha fatto un esperimento sul funzionamento cerebro-mentale di tre gruppi diversi. Si trattava di scrivere un breve componimento a soggetto. Un gruppo doveva usare solo le proprie capacità mentali, il secondo poteva usare Internet e Google, il terzo si affidava ai sistemi automatici di scrittura. Monitorati nello svolgimento dell’esperimento, quelli del secondo gruppo hanno mostrato una connettività cerebrale inferiore di circa il 40% rispetto al primo. Il terzo del 55%.

    Storicamente, sappiamo che poiché la biologia si fonda sul principio dell’uso e riuso di certe strutture e funzioni, meno le si usa meno saranno efficienti ed infine scompariranno. In pratica, tutto il nostro progresso nel sollevarci dalle fatiche funzionali del dover far qualcosa, modifica la nostra stessa complessione biologica.

    La questione, in termini mentali, era nota nel passaggio dalle culture orali che necessitavano di enormi capacità mnemoniche e quelle col supporto esterno (scrittura archiviabile) che le hanno atrofizzate guadagnando però spazio mentale per altre funzioni.

    Ora però, i supporti digitali di conoscenza e soprattutto quelli di scrittura stanno impattando le funzioni proprie del mentale: immaginazione, creatività, integrazione dei significati, generazione di pensiero, pianificazione, verifica e correzione e la cruciale funzione di automonitoraggio che la mente fa su sé stessa. Ne discende passività mentale, assenza di pensiero autonomo e critico, automatismi, assenza di assorbimento del prodotto dell’attività mentale quindi memoria profonda.

    L’Intelligenza Artificiale (A.I.), ammesso ed assai poco concesso si possa definire “intelligenza” è direttamente responsabile dell’impoverimento dell’intelligenza naturale.

    Questa limitata questione è solo il gancio per un discorso più ampio.

    La forma generale della conoscenza nella nostra civiltà è appiattita ad una sola dimensione che va in direzione della iperspecializzazione, la quale produce, com’è noto, alienazione poiché priva la mente umana del contatto con l’intero.

    La formazione professionale non ha alcun riverbero positivo sulla formazione di cittadinanza.

    La propaganda, negli ultimi decenni, sta devastando le funzioni mentali individuali e di gruppo.

    Il pluralismo informativo è ormai ai minimi termini.

    L’istruzione pubblica è sabotata in vantaggio a quella privata.

    Non c’è mai tempo per coltivare almeno volenterosi processi di auto-formazione, si sono perse le occasioni di pubblico dibattito in cui non solo si ascolta ma si prova a dire, a discutere, a provare di convincere rischiando di esser a nostra volta convinti di altro, verificare la nostra effettiva capacità di argomentare.

    La funzione intellettuale esercitata da cittadini impegnati in questa attività, non può che avere a che fare con grado e capacità di ricezione generale dei pensieri e delle idee. Si attiva quindi un circolo di rinforzo per cui più è devitalizzata la capacità mentale individuale e generale, più si scriveranno e pubblicheranno cose, idee e pensieri al livello di possibile ricezione.

    Ogni civiltà, alla fine del suo ciclo, produce le ragioni che la faranno collassare.

    La nostra sta seguendo senza indugio questa regola aurea che in realtà non produce nulla di prezioso ed anzi, intacca irrimediabilmente il fondamento esistenziale dell’umano: la dignità.

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    1. Grande Walter. Questo commento rende alla perfezione il mio pensiero. Come tutti noi (fugapolisti) temiamo, siamo già ad alto livello di annientamento cerebrale. Purtroppo il giovani (quello di cui parlo ha 24 anni) sono le prime vittime convinte di tenere in mano il potere delle “macchine”.

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      1. Devo ammettere che per questioni puramente tecniche e di difficile comprensione della lingua danese, ho utilizzato chatgpt per capire certe regole nei contratti di lavoro o sapere dove cercare determinate informazioni. In questo caso mi è risultata utile. Ma come ho già detto in altre occasioni non voglio cedere alla lusinga della “creatività facile”. Piuttosto smetto di scrivere.

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