Quelli del titolo sono gli ingredienti che producono maggiori ascolti in qualunque programma televisivo.
Più o meno, tutti conosciamo, anche solamente per “sentito dire”, quali sono le trasmissioni che vanno per la maggiore, proprio grazie alla spietata proposta di immagini o fatti che toccano sensibilità e morbosa curiosità del pubblico.
Come dice qualcuno: siamo tutti un po’ guardoni, perciò non vengono risparmiate scene orripilanti di qualunque genere; dalle infami interviste nel 2020 ai malati di covid dentro gli ospedali, fino all’inseguimento di gente di passaggio per strappare qualche parola sull’ultima vittima del cosiddetto femminicidio (termine che detesto).
Tuttavia questi siamo noi…anche noi.
È sufficiente osservare quanti, in questi ultimi giorni sia sui social, sia in qualunque piattaforma, si sono prodigati ad esprimere la proprio opinione in merito all’assassinio di Giulia Cecchettin.
Giustamente ognuno ha pronunciato la propria opinione e l’orrore.
Io non ho seguito il caso, ne sono venuta a conoscenza tramite le amiche che ne parlavano dicendo le “solite cose”.
Scrivo “le solite cose”, perché c’è ben poco da dire, ci sarebbe invece tanto da fare.
Tanto da fare e anche tanto da evitare di fare o di dire.
Penso che ognuno in ognuno di noi ci sia la vittima e il carnefice, ovviamente non per tutti a livelli psicopatici.
Personalmente ho trascorso i primi vent’anni della mia vita in modo drammatico. Ne sono uscita viva, ma per un fatto altrettando drammatico.
Sono certa che se avessi incontrato i miei “problemi” in età matura, sarei riuscita e difendermi perché il carattere non mi manca; invece, dall’infanzia fino all’età di vent’anni ero totalmente sguarnita, ho patito, sono sopravvissuta, ma la mia vita è stata condizionata parecchio.
Comunque, a mia volta, ho creato sofferenza in altre persone, involontariamente e non in modo violento, ma l’ho fatto.
Perciò mi riesce difficile scrivere, parlare o trattare certi argomenti, soprattutto se visti da molto lontano.
Posso soltanto dire che è fondamentale acuire il proprio istinto di conservazione e cercare di capire con chi si ha a che fare quando si tratta di umani, perché all’inizio erano solo in quattro e di questi quattro uno era l’assassino, uno la vittima, gli altri due i genitori.

Hai ragione, le parole servono a poco. E ciò che si deve fare lo si deve fare in famiglia, nell’educare i propri figli al rispetto reciproco, poi, le istituzioni, tutte, devono anche dare l’esempio e portare il proprio contributo.
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Bisogna cominciare dal basso, evitando di scusare sempre gli adolescenti (maschie e femmine) che si divertono facendo danni a cose e animali.
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Mi conosci. Sai che sul dolore mio chiacchiero anche troppo, ma su quello degli altri non riesco a ragionare. Se posso cerco di “fare” qualcosa, ma parlare non mi viene bene.
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🙏❤️
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un abbraccio e ammirazione anche ❤️
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🤗
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🙏⭐ grazie
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💗
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Hai ben detto Vaporina. Io ho trattato l’argomento violenza seguendo le parole del Prof. Crepet che stimo tanto e….di mio taccio è troppo grande il dolore di tutte le storie dolorose
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Ti ho letto. 🙂
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Grazie 🖤
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Molto dolore.
È vero, quei termini comportano attenzione e sensazioni forti.
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Niente da aggiungere: hai detto tutto. E nel modo più efficace. 🌻💚
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C’è soltanto da inchinarsi a questo tuo post 🥀🥀❤️
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❤
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