Opinione

Milano e il profondo nord

La zona dove abito, rispetto a Milano, è il profondo nord; la solare provincia dei paesini dislocati sulla statale che porta al passo del Penice.
Questa strada si srotola lungo la Valle Staffora, custodita da belle colline ornate da antichi castelli.
I cittadini della metropoli lombarda gradiscono la seconda casa proprio in queste località tranquille e ricche di verde, talvolta acquistano vecchie cascine riattandole e loro piacere o, più facilmente, acquistano vilette o villoni con piscina, (anche se l’andamento dell’economia italiana ha segato parecchie di queste seconde case).
Oltre a godere la pace dei nostri borghi rimanendo incollati dalla mattina al tramonto ai performanti tosaerba, può succedere che questi milanesi si avventurino nel bailamme dei grandi centri commerciali, distanti pochi chilometri dalla tranquillità collinare, e là si scatena il milanese più che arrogante, quello malato di superbia nei confronti di noi poveri paesani.

Proprio ieri mi è capitato di incontrare un piccolo branco formato dal più classico esempio di milanese medio borghese: la famigliola benestante con la puzza sotto il naso.

Ero in fila per lo scontrino del gelato, dietro di me si appicciano due uomini tra i 50 e 60 anni con relative mogli più un’adolescente, probabile figlia.
Truppa che riesco solo a immaginare sentendo la voce stizzita e petulante di uno dei maschi che blatera proprio sul mio collo: “Sto cercando di capire dove inizia la fila!”
Intanto tutti e cinque fanno mucchio ingombrando il passaggio dei carrelli…non basta uno per fare lo scontrino.
Il maschio parlante e impaziente guarda la vetrina di Geox e dice alla moglie: “Fondi di magazzino invernale, spero almeno facciano prezzi bassi. E il gelato quanto costa? Vediamo…2,30 coppa piccola, 2,80 la media…spendiamo in tutto 7,40. Bel salasso”.

Poi si rivolge alla figlia: “Intanto tu vai a vedere che gusti ci sono”.

E continua così per tutto il tempo di attesa, sparlacciando a voce alta sul mio collo con critiche su ciò che gli sta intorno.

Gli altri: muti, probabilmente lui è il capobranco riconosciuto.

Capo di un branco di ciofeche poiché, dal suo aspetto, ho avuto la conferma che era il classico benestante sfigato e tirchio: alto, smilzo e molliccio, faccia arcigna, abbigliamento severo da primo della classe anni ’60, di quelli che a scuola mettevano la mano a proteggere il compito per evitare di aiutare chiunque.

Finalmente arriva il mio turno per lo scontrino, appena l’ho in mano mi sposto al bancone dei gelati per scegliere i gusti, intanto l’altro uomo della truppa era già piazzato in postazione. Appena giunto con lo scontrinato, “il torvo parlante” tenta di farsi servire prima di me.

Io allungo lo scontrino verso l’addetta alla distribuzione e dico: “Adesso tocca a me”.

Il “caposfigato” dice con sguardo accigliato rivolto altrove: “Ecco, adesso questa ci passa davanti”.
Di solito lascio correre, ma quello scarfito era un tale cafone metropolitano che avrebbe ritenuto una macchia indelebile sulla sua arroganza il fatto che io facessi valere il mio diritto, perciò ho insistito.

Lo guardo e rispondo: “C’ero prima io, mi ha avuta davanti per un quarto d’ora”.
“Vabbè, vabbè signora non facciamo discussioni, lasciamo perdere, anche se ci siamo prima noi!” Dice più acido che mai, sempre guardando altrove.

L’addetta alle coppette, che probabilmente è abituata a queste manfrine, prende entrambi gli scontrini, osserva il numero sequenziale e sentenzia: “C’è prima la signora!” E mi serve.

Io guardo il villano di città e gli dico leccando il gelato: “Vada a fare il furbo da un’altra parte.”

Con la coda dell’occhio ho notato un fulmine malefico uscire dal suo naso gobbo e tagliente che, naturalmente, ho rispedito al mittente.

26 pensieri riguardo “Milano e il profondo nord

  1. Per mia fortuna il turista qui al paesello non ci viene, non c’è nulla che possa attirarli. Ricordo quando lavoravo al Tonale e venivano su la domenica mattina, da Milano, per poi tornarsene a casa la sera, insalutati ospiti. Li chiamavamo i “rompic…….della domenica”

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  2. fufù,
    “IO IO IO IO IO ” 😦
    …. e quando vengono in vacanza su Islabonita è la stessa cosa, sai . La puzza di cui parli se la portano dietro anche quì . ( chiaramente non sto generalizzando, ci mancherebbe)

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  3. Ormai siamo destinati alle SCHIFOSE FILE ANGLOSASSONI per ogni cosa. Anche per mangiarci un gelato o per ritirare le supposte in farmacia. Per tutto file. Refuso anche questo, di quel bellissimo periodo della nostra vita che prende il nome di Covid.
    La nuova normalità 😁

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