Potrebbe essere il titolo di una mia raccolta di racconti. Oggi, mentre camminavo in collina rimuginando su fatti concernenti il lavoro, ho constatato come si fa, (non so fino a che punto involontariamente), a sabotare l’operato altrui procurandogli danni economici irreversibili. Basta una piccola pulce ambiziosa, che vuol risplendere oltre ogni richiesta di fronte al capufficio, per rovinare una vita dicendo “non volevo portarle via il lavoro però, se posso fare risparmiare qualcosa al mio capo, lo faccio anche se lui non me lo ha chiesto.”
“Spietati e feroci”, così sono gli umani, anche quando vogliono essere generosi. Questa spietata ferocia è talvolta così sottile ed eterea che pare un abbraccio di profondo affetto. Vorrei scrivere qui come funziona, ma so che tu potresti leggermi e io non voglio ferirti, perciò lo scrivo sul mio diario segreto, quello che scrivo sulla carta con la penna.
Sapessi quanto male mi fai quando ti dimostri premurosa/o nei miei confronti e io capisco che è soltanto per mettere a posto la tua coscienza. In realtà non hai alcuna voglia di avvicinarti alla mia ombrosa presenza perché ti ricordo che la vita è scomoda per certe anime sofferenti e tu detesti vedere la gente che soffre. Tutti detestiamo vedere la sofferenza, perciò a volte anch’io eviterei di vedermi.
Oggi più che mai le persone sono agguerrite e pur di raggiungere i loro scopi sono più che mai pronte a fare le scarpe ai colleghi purtroppo… Fortuna vuole che io mi trovo in una posizione lavorativa di tutto rispetto e nel nostro ambiente lavorativo questo non accade neppure tra i più giovani poiché sono tutti consapevoli che le scelte lavorative che facciamo sono soltanto meritocratiche, la nostra è seppur ampia ma sempre una piccola realtà lavorativa, ma purtroppo in altri ambienti questo accadde e piuttosto spesso.
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Ho lavorato in diversi settori e ovunque ho trovato favoritismi o gente sleale. Magari non con me direttamente, tuttavia sgradevoli.
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Effettivamente è più facile di quanto si creda fare “le scarpe” ai propri colleghi: un accenno casuale ad una svista dell’altro, una domanda fatta sempre “per caso” ma in un momento poco opportuno, soprattutto in presenza di altri, un “aiuto” dato in modo quasi plateale…ricordo, quando lavoravo in quel mondo paranoico che è quello degli alberghi, di una cameriera che veniva regolarmente a fare opera di “delazione” riguardo alle proprie colleghe. Ha smesso quando le ho detto che se vedeva qualcuno sbagliare non aveva altro da fare che rivolgersi all’interessata e mostrarle come si faceva la cosa giusta, inoltre le ho promesso che avrei controllato molto di più il lavoro che facevano tutte a cominciare dal lavoro che faceva lei.
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Si dovrebbe agire così, ma nella pubblica amministrazione c’è troppo marciume.
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E’ il sistema che è incancrenito; non si salva nessuno, se rimane lì. Ci ho provato, ma alla fine quando ho sentito puzza di marcio anche mentre dormivo, dopo essermi lavata sotto la doccia, ho deciso che dovevo andarmene. E così mi son tirata fuori dal marciume. Questo per dirti che ti capisco bene, non sai quanto.
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❤️
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mi chiedo come si fa a sopravvivere a queste “dimostrazioni” premurose di affetto… “finte” ?
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Non sempre finte, piuttosto vissute come una missione perciò faticose, soprattutto quando è chiara la situazione.
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Si sente quando ti trattano con pietà e non con amore, con educazione e cortesia ma senza affetto…
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