A vent’anni aveva già seppellito tre delle sue vite sotto grevi pietre tombali che, nonostante il peso immenso, permisero ai loro fantasmi di piazzarsi saldamente sulle scapole ingabbiando le sue ali.
Così imparò a volare con cuore e ali in prigione.
Non era facile, sapete, volare così.
Non era facile perché i piedi strisciavano sull’asfalto lacerandosi profondamente.
Cercò rifugio nei boschi più alti dove c’erano i lupi che le insegnarono a camminare anche con i piedi feriti. Perché i lupi sopportano il dolore e sanno lenirlo leccandosi lì, proprio dove fa più male.
Così imparò a leccarsi le ferite e proseguire il cammino con le zampe dolenti.

Salendo ancora incontrò l’aquila amica che le mostrò in quale nido rifugiarsi per evitare di essere scoperta dagli umani a caccia di agnelli per farne orpelli.
Già, perché si sa che aquile e lupi cacciano agnelli. Ma solo quando hanno fame.
Gli umani no, loro cacciano per sport o svago.
Lei nacque agnello. E gli umani la portarono al macello.
©Evaporata
Mi è mancato tanto leggerti🐾💚
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❤
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Nadia si mi piace ! Quando leggo storie vere , be’ io non mi sento più strana …👏 Ciao
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🤗❤️
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Uno scritto meraviglioso!
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Grazie Luisa 😚🌹
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🌹😊🌹😊🌹
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Classico comportamento umano: prendersela con i più deboli.
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🤷♀️
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C’è una svista nella seconda riga…
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Grazie!
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