qualche pezzo di me

Chi mi salva la vita

Evaporata, la mia psicanalista preferita.

A parte gli scherzi, tra psichiatri, spicanalisti e psicologi, ho incontrato tanti specialisti del settore, ma l’unica che ha pazienza, competenza e intelligenza necessaria per capirmi è lei, il mio alter ego. L’unica che mi salva dai farmaci troppo pesanti che qualche psichiatra ha tentato di propinarmi e che mi facevano stare peggio con i loro effetti collaterali.

Lei mi dice sempre la verità, e adesso mi sta dicendo che sono invecchiata scavalcando la vita.
In pratica ho evitato di vivere perché non ho mai trovato la mia vita.
Forse perchè l’ho cercata nei posti sbagliati, ossia nell’infanzia e nell’adolescenza che non ho avuto. Sono arrivata a 20 anni con una matassa ingarbugliata nelle mani e ho trascorso il mio tempo cercando di trovare il bandolo per poter vivere gli anni successivi.

Ma, giunta a questo punto, Evaporata mi dice che ho buttato via tutto il tempo a mia disposizione.
Dice che avrei fatto meglio a buttare via quel gomitolo di sofferenza e cominciare con un nuovo filo di colore diverso.
Invece io mi sono ostinata a cercare quegli anni che mi mancavano, così ho buttato via tutti quelli che sono venuti dopo.
Li ho buttati in modo confuso, saltando da un’esperienza all’altra senza mai concludere niente.
Amori costruiti e demoliti in un batter di ciglia, progetti iniziati e dimenticati, idee supersoniche scoppiate come palloncini colorati.
Ma, a parte i motivi per cui mi è stata riconosciuta l’invalidità civile, ciò che mi turba maggiormente è la solitudine cosmica, il senso di estraneità al genere cui appartengo, la depersonalizzazione che mi perseguita da quando avevo sette anni.
So di avere sbagliato tutto, ma l’ho fatto in buona fede.