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Il successo di un blog

Ogni giorno qualche nuovo blogger segue il mio blog; a giudicare dai loro siti mi sembra che siano venditori di cose o servizi, perciò credo che non gliene freghi niente di ciò che scrivo, ma mettano soltanto like per far vedere la loro iconcina.
E io convita di avere affezionati lettori, che tristezza…

63 pensieri riguardo “Il successo di un blog

  1. Capita purtroppo tutti… l’effetto negativo è che se poi per motivi di tempo fai una rassegna delle novità in maniera celere… ti prendono per un mercante di fumo… buona domenica.. 👋

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  2. Mah il mondo è strano anche nella rete…. anzi, forse soprattutto nella rete…. Io non rischio più di tanto, ma offerte bislacche mi arrivano anche sulla posta elettronica, e alcune mi fanno veramente ridere…. Ciao, Nadia!

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    1. Ciao Mari, beh in posta elettronica arriva di tutto perché il cellulare ci spia alla grande.
      Ogni volta che parlo di qualche argomento che prevede acquisti, anche se non sto usando il cellulare, dopo trenta secondi mi arrivano offerte dei prodotti citati.

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  3. E’ uno dei motivi per cui non uso mettere i “like”. Quando un Blog mi garba, per prima cosa mi presento in un commento, e poi commento, possibilmente in tema con l’ argomento.
    Secondo step, chiedo al Blogger che mi garba di venire su FugaDaPolis 😀
    (no, quello ho cominciato a farlo da poco)…

    La storia dei like a cazzo è abbastanza semplice (la spiego ? “nooo che palle Albè”, vabbè la spiego 😉 ). Va di pari passo con i commenti (generici e spesso senza senso, quasi sempre scritti in inglese) che solo apparentemente c’ entrano con l’ argomento dlel’ articolo. Lo scopo di questa tecnica (che poi viene fatta in automatico, ci sono dei programmi apposta, anche dei plugin per WordPress) è quello di spargere il più possibile i link al Blog della persona da cui origina il commento.

    Fa parte delle varie tecniche di SEO (Search Engine Optimization), nello specifico, se un blog ha milioni di link presenti su altri blog (o siti in genere), i motori di ricerca (fondamentalmente Google) aumentano la frequenza con cui scansionano le sue pagine. In questo modo, il blog “incriminato” diventa più “visibile” ed aumenta le probabilità che qualsiasi cosa ci sia scritto sopra venga trovato fra i primi risultati di ricerca.

    Esempio pratico: il commento del blogger “Printer Drivers” sul tuo post con l’estratto del racconto del pornodivo “vaccinato”. Il programmino automatico in questione, lanciato dal proprietario del sito “bestprinterhelp.com” (che è quello dove finisci se clicchi sul suo nome), ha passato in rassegna un numero imponderabile di Blog in tutto il mondo. Questa “passata” nello specifico cercava articoli dove fosse nominato il “virus” (ovviamente è un portato della pandeficienza, essendo un argomento trendy). Ogni volta che beccava un post “papabile”, utilizzava un account WordPress per lasciare un commento ne’ caldo ne’ freddo, ma apparentemente reale. Infatti sul tuo articolo ha commentato “Nemici invisibili ma reali: chi non ha paura” ? Che se ci pensi non vuol dire un cazzo.

    Teniamo conto adesso che dato che questa operazione la fa una macchina, è in grado di sparare commenti a minchia in quantità industriali nell’ unità di tempo. Diciamo nell’ ordine delle centinaia al minuto (dipende dalla potenza di calcolo).

    Questo porta due risultati: il primo è immediato (anche se è quello che conta meno), ed è il fatto che magari uno clicca sul nome e si trova sul sito che offre drivers per stampanti. Ma il secondo (e più importante) è che quel sito risulterà avere millemila collegamenti che rimandano a lui da millemila siti diversi, raggiungendo l’ obiettivo che dicevo prima, cioè “farsi” vedere da Google. In questo modo, uno che dovesse cercare su Google “drivers” molto probabilmente se lo troverà fra le prime pagine di risultati della ricerca.

    Preso atto di ciò, quello che io ho fatto ogni volta (e che se ti va potresti fare anche tu) è entrare nel pannello di amministrazione del blog ed eliminare questo tipo di commenti. Conta poco, ma alla prossima scansione di Google ce ne sarà uno in meno.

    Ho rotto abbastanza le palle ? 😉

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    1. No, affatto. Mi hai detto una cosa utilissima. Io elimino sempre i commenti con scritte in inglese però, per educazione, quando scrivono in italiano vado sempre a vedere chi c’è dietro, se mi interessa lo seguo, altrimenti lo elimino. Però adesso farò più attenzione.
      E pensare che proprio per evitare che mi si attacchino cagacazzo evito di mettere parole molto popolari però questo è il titolo del racconto.

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