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Selezione naturale

Piccolo suggerimento: per comprendere meglio cliccate sui link e leggete fino in fondo le documentazioni allegate.

In questo periodo sto seguendo un amico ludopatico giocatore compulsivo che, tramite un percorso di recupero, è giunto al settimo mese di astinenza grazie a un’associazione di cui non conoscevo l’esistenza prima di sapere che lui era ammalato; l’associazione si chiama GA, giocatori anonimi, e funziona come gli alcolisti anonimi.

Ogni tanto accompagno il mio amico ad incontri pubblici, organizzati da enti o associazioni, che si occupano proprio dell’argomento.

Sabato 23 novembre ho assistito alla presentazione di un libro concernente gli aspetti psicologici, sociologici, penali e amministrativi di questo grave problema sociale.

Oltre agli autori della pubblicazione erano presenti diversi operatori che si occupano del tema, c’era il sacerdote impegnato nell’assistenza diretta all’associazione e un paio di superesperti: un neuroscienziato e una “dottoressa tuttologa”, che poi ho scoperto essere pneumologa con svariate esperienze anche in ambito sociologico, psicologico, medico, autrice di oltre venti pubblicazioni su altrettanti argomenti diversi, (anche molto delicati come l’anoressia), che ha espresso i suoi pensieri sull’argomento.

L’intervento della “specialista tuttologa” è stato particolarmente pungente nei confronti di chi soffre durante il recupero dalla malattia, proponendo addirittura di curare la ludopatia sostituendola con altre dipendenze, (secondo lei), più curabili come shopping, fumo, alcool, cibo. Per fare un esempio le sue testuali parole sono state: “invece di mettere cento euro nelle macchinette, andate al supermercato e ingozzatevi di cioccolato, intanto in Italia i disturbi alimentari interessano solo una piccola percentuale della popolazione; cosa volete che sia rispetto alla fame nel mondo. Se non vuoi mangiare crepa. Selezione naturale!”

Il sacerdote, impegnato “sul campo” a diretto contatto con ludopatici quindi a problemi, sofferenze, coinvolgimenti famigliari, e a tutto il male che la malattia produce, ha descritto con precisione e competenza la complessità di questa piaga sociale, ed è stato molto apprezzato. Lui ha citato “Hikikomori” per descrivere la gravità della ludopatia che s’innesta dentro altri problemi degli adolescenti.

A rispondergli è intervenuto il neuroscienziato che, portando ad esempio un giovane chiuso da mesi nella propria stanza rifiutando ogni contatto persino con i genitori, ha detto: “il rimedio è semplice, gli stacchi internet e non gli dai più da mangiare, vedrai che dopo un po’ esce dalla stanza”. A questo punto, alcuni presenti non invitati soltanto per occupare le sedie riservate, ma veramente interessati al grave problema, se ne sono andati.

Questi due “scienziati” (come si sono autodefiniti) probabilmente non operano sul campo, altrimenti sarebbero consapevoli del fatto che un Hikikomori si lascia volentieri morire di fame, piuttosto che uscire dal proprio isolamento, e che né shopping compulsivo, né alcool, né la bulimia possono curare la ludopatia.

Ho citato solo le più eclatanti dichiarazioni ascoltate durante l’evento, perché il dibattito si è dilungato tra complimenti e battimani di tanti presenti invitati dagli organizzatori, ma totalmente disinteressati al problema della ludopatia.

La degna conclusione degli illuminati pareri elargiti dai due fenomeni l’ha regalata il neuroscienziato rispondendo alla domanda: “si può curare la ludopatia con psicofarmaci?”
Risposta: “Ancora non è possibile perché la ludopatia agisce su una zona del cervello che non si riesce ad attivare sugli animali e, purtroppo, come tutti sappiamo non è permesso fare esperimenti su umani vivi.” Pensavo scherzasse, ma mi sbagliavo perché ha continuato spiegando quali altri psicofarmaci potrebbero assumere i ludopatici se riuscissero a sopportarne i gravi effetti collaterali.

A questo punto mi è parso di sentire uno sferragliare di carri armati e canti militari quindi anche noi ce ne siamo andati.

La manifestazione era organizzata dall’Unione Nazionale Ufficiali in congedo d’Italia.

50 pensieri riguardo “Selezione naturale

  1. Le dipendenze tutte, alcool, gioco, cibo, sesso, ora anche il web, credo siano esistite sempre, eccetto forse la dipendenza da social/web, che si pensi che con un farmaco o con un chip magari si possano risolvere è demenziale.

    La dipendenza è un massacro per chi la vive e per chi sta vicino a chi ne soffre.

    La parola soffre dovrebbe essere al centro di tutto, è una sofferenza profonda dell’anima, profonda così tanto da portare alla morte come succede con le droghe, l’alcool,il cibo, al suicidio nei gravi casi di ludopatia.

    Mi piace di più l’approccio umano e psicologico nell’avvicinarsi a questi problemi.

    Hai fatto bene ad evidenziare che atteggiamenti ( militari) nell’affrontare il problema secondo me peggiorano la situazione della dipendenza.

    Non ho soluzioni in tasca, ma una cosa la conosco, la vergogna che prova la persona che soffre di una dipendenza, la vergogna è il primo nemico dalla risoluzione del problema.

    Grazie Evaporata per aver affrontato un argomento delixcato, controverso e che coinvolge più persone di quanto possiamo immaginare 🐈🌹

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  2. Guarda, i due “geni” da te descritti, mi hanno ricordato quei medici che, una volta in pensione, vengono assunti da alcuni centri privati (che stanno sorgendo a iosa qui nella mia provincia) e che si attribuiscono specializzazioni di cui nulla sanno e che fanno danni senza che alcuno intervenga a controllarli.

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  3. Lezzy un commento l’avrebbe, ma potrebbe essere frainteso. Spero che nessuno si offenda, visto che siamo tutti (o quasi )”vaccinati” e belli che maturi. Confermo che sul tuo post, siamo daccordo/allineati, ma sulla dipendenza del gioco di per se… hummm . Non sto dicendo che non esiste, anzi , ma uno dei personaggi che convivono nel mio cervello ( ricodateVi che il sottoscritto è/si considera un cartone animato) mi ha fatto capire che; il gioco d’azzardo è un problema solo se perdi… (pensateci un attimo, ma da un’altra prospettiva…)

    p.s.” Poveraccio” ( ad essere gentile ) colui che pretende che un farmaco possa curare anche questo

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  4. Al quinto capoverso del tuo articolo avevo già capito dove saresti andata a parare e questo dice molto della nostra “affinità” 😉

    Per esperienza personale diretta posso dire che si può uscire da qualsiasi dipendenza (dico qualsiasi), ma che è necessario l’aiuto di persone che ne siano uscite a loro volta. Solo chi è passato per una data dipendenza (o anche una simile) può provare ad aiutare chi c’è dentro e uno solo normalmente non basta. Ne servono molti. Più grande è il “cerchio”, maggiori sono le possibilità di riuscita.

    Come per tutto nella vita, chi parla solo per “sentito dire” o – peggio ancora – solo in virtù di presunti studi o titoli accademici va evitato come la peste. Nella migliore delle ipotesi è inutile, nella peggiore ci sta speculando sopra per un suo tornaconto personale. E in più, è inutile.

    Pertanto, si fottano i tuttologi e i buoni samaritani dell’ultim’ora. Chi mi ha tolto dalla merda in cui mi ero messo da solo era qualcuno che ci aveva allegramente sguazzato dentro prima e anche più di me.

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      1. Vero, però attualmente vedo molto da vicino chi ne soffre e ti assicuro che è la loro situazione è devastante. C’è persino chi pensa di suicidarsi pur di uscire dalla dipendenza. Comunque ho scritto questo articolo per far capire quanta gente c’è in giro che approfitta delle disgrazie altrui. Se leggi i curriculum dei due conferenzieri che ho indicato, capisci che sono persone senza alcun titolo che speculano sui mali del momdo.

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      2. Chi ti sta scrivendo è una sopravvisuta, ed in veste di sopravvisuta (non da questo genere di malattie) ti garantisco che bisogna essere quasi indistruttibili per non morirci. Non so quanto tu conosca i miei trascorsi, però sappi che la mia vita è tuttora carica di difficoltà e sofferenze.

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      3. Concordo Nadia! In paese abbiamo almeno un esempio ed è un povero disgraziato che, visto l’isolamento, non ricevrà mai attenzioni..

        La moglie l’ha piantato, intanto. Sta rintanato in un negozietto ‘emporio’ e mi fa molta pena. Si chiama Mario

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    1. Vittò, scusami se sono diretto, ma a me “disprezzo” me pare ‘na cazzata.

      Meglio “indifferenza”, al limite: se non è un mio problema ci penserà qualcun altro.

      In ogni caso, il “disprezzo” non aiuta nessuno: è un’emozione negativa che fa male a chi la prova e a chi la subisce. Qual’è l’utilità del “disprezzo” ?

      E’ come mettere una recensione negativa ad un ristorante su Tripadvisor 😉

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      1. Disprezzo perché si investono soldi e risorse per recuperare certa gente che, immancabilmente, ricade nel vizio.
        E, nei casi più gravi (tipo la tossicodipendenza da droghe pesanti), si tratta pure di persone imprevedibili, manipolatrici e potenzialmente pericolose.
        Quindi sì: disprezzo.
        E mi fermo qui per decenza.

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      2. Qualcuno, molto più saggio di me, disse “chi è senza peccato, scagli la prima pietra”. Ora io non giustifico ma comprendo. E la comprensione è il primo passo per la soluzione di ogni problema. Tu ed io non siamo sulla stessa lunghezza d’onda (questo è chiaro da un po’ 😉 ) e non pretendo di trascinarti sulle mie “bande” così come non credo che io potrò mai allinearmi alle tue. Ognuno rimane della sua idea, ma per quanto mi riguarda non trovo alcuna utilità per il “disprezzo”. Se una cosa mi repelle la evito, se non ho la forza di cambiarla a mio favore la lascio al suo destino, ma non la “disprezzo”.

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  5. Mi vengono in mente le martellanti pubblicità che per anni hanno invitato al gioco d’azzardo ( prima che il cosiddetto decreto dignità le vietasse ) e che si concludevano con l’ipocrita frase ” gioca responsabilmente”….mi vengono in mente almeno 2 anni ( con strascichi fino ad oggi ) di sperimentazione farmacologica di massa su umani vivi….

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  6. Ma roba da matti, proprio un gran bel aiuto per un ludopatico!!! Non ho parole di come vengano suggeriti aiuti a coloro che ne necessitano, sembra di essere davvero sottoposti cone alle armi e, in questi cwso, più che azzeccato il nome dell’associazione senza poi contare che hanno tirato in valle anche gli animali e tutte le sperimentazioni alle quali sono soggetti, io tutti questi esperimenti li farei a loro altroché 😒

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    1. Cara Giusy, entrando in questo mondo a me sconosciuto, ho visto da vicino anche le lacrime di mogli, madri e parenti dei ludopatici. Ti assicuro che il danno è enorme e trasversale, può toccare chiunque senza distinzione di età, classe sociale, istruzione e genere. E le famiglie soccombono in tutto questo.

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      1. Certo ci credo e appunto per i danni che provoca questa dipendenza appunto anche trasversali, mi pare che l’incontro dell’altra sera non sua stato molto incoraggiante per nessuno mi sembrano più che aiuti anche per la famiglia delle punizioni. Personalmente non conosco il problema è neppure per quel che ne so, di persone vicino a me che sono sono vittima, sono l’ultima a poterne parlare naturalmente, in alcuni casi sono consapevole che per la guarigione ci voglia del rigore e delle vere imposizioni e sicuramente sarà così anche per la lidopatia

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      2. E’ una malattia molto più diffusa di quanto di possa pensare, nel mio paese ho scoperto tre persone per le quali avrei messo la mano sul fuoco e invece ne sono gravemente affette. Per fortuna, adesso, due di loro frequentano i GA e si sono allontanate dal gioco.

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    1. Ti capisco. Io parlo solo ed esclusivamente di argomenti che tocco con mano e vedo da vicino. Ti assicuto che il mio amico e chi come lui ha questa patologia soffre tantissimo e le famiglie coinvolte vanno a pezzi. Sentire le parole di quelle persone mi ha proprio ferita.

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