Ambiente · Opinione

La percezione della morte

Ieri, parlando con una conoscente, è saltato fuori il tema dei comportamenti poco prudenti dei ragazzi che hanno ripreso a frequentare i luoghi di svago aperti nelle ore serali.
Tra le tante considerazione fatte, giusto per scambiare due chiacchiere, le ho detto: “Mi sembra naturale che tanti giovani non si preoccupino, talvolta non hanno la giusta percezione del pericolo, di qualunque genere di pericolo, si sentono invincibili e immortali. Sarebbe saggio fargli capire che cosa può succedere fuori dalle loro case”.

La signora, che ha due figli adolescenti, ha risposto: “Oh noooo, è meglio che i ragazzi non sappiano che cos’è la morte”.

Queste parole mi hanno lievemente sconcertata e, chissà per quale motivo, m’è tornato in mente un tragico incidente accaduto qualche anno fa sulla strada che porta al mio paese.
In questa zona ci sono discoteche, pub e locali aperti di notte; una sera d’estate al ritorno dalla discoteca più rinomata, un’auto uscì di strada, un ragazzo perse la vita e altri due furono gravemente feriti, mentre il guidatore, un diciottene a bordo dell’auto sportiva del padre, rimase illeso.
L’incidente fu causato dalla velocità elevata che fece schiantare la macchina contro un muro di sassi, data la tarda ora non c’erano altri mezzi in circolazione altrimenti sarebbe stata una strage.
Tutti e quattro erano molto conosciuti in paese, la vittima aveva sedici anni.
Pochi giorni dopo l’incidente il padre dell’autista dichiarò pubblicamente: “Mi dispiace tanto per M., ma mio figlio è come me, ha la velocità nel sangue e non ci si può far niente”.

Ecco, io darei volentieri un paio di martellate sulle unghie dei piedi a questo padre e a quei genitori che non preparano i figli ad affrontare la vita e i pericoli che comporta, compresa la morte.
Credo che tante persone, di qualunque età, non abbiano l’esatta percezione del pericolo e non mi sto riferendo alla situazione attuale.

38 pensieri riguardo “La percezione della morte

  1. C’è un gap comunicativo terribile…oltre ad una mancanza di educazione spaventosa! Perché è vero, dovrebbero conoscere i reali rischi del virus, i giovani muoiono e non solo quelli con patologie pregresse. Il vero problema per me però rimane un altro: non si gioca con la vita degli altri perché quella di un anziano vale tanto quanto quella di un giovane

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  2. Parole di un padre dette senza rancore verso il 16 enne deceduto, ma liberatorio verso sé stesso e il figlio. La stessa cosa che succede oggi con i morti del Covid-19. Tutti pensano a divertirsi, ora che sta arrivando l’Estate, e non pensano che in questo istante molte famiglie stanno piangendo per aver perso una parte di loro. Quel padre, di cui tu parli, se potesse ritornare indietro a quella data… Dichiarerebbe la stessa cosa! Felice serata.

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  3. Questa frase pronunciata da un adulto che dovrebbe essere responsabile, mi ha fatto venire la pelle d’oca:
    “Mi dispiace tanto per M., ma mio figlio è come me, ha la velocità nel sangue e non ci si può far niente”.
    Terribile!
    Buona serata.
    Quarc

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  4. Purtroppo, come tu stessa fai notare, è una finezza che si tramanda da padre in figlio. Non è semplice dosare le giuste esperienze al momento giusto, ma credo che solo consentendo ai bambini di fare esperienza (in maniera controllata) dei pericoli del mondo si potrà permettergli di sviluppare una certa dose di prudenza da grande.

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      1. il vero è che certa gente non ha una classifica. Anche nel medioevo si parlava della morte accidenti e anche ai tempi della clava. Io non capisco certa gente che razza di gene ha! Vedi? Mi altero di già. 😒 la morte, i pericoli devo essere materia di conoscenza proprio perché si possa prevenire e/o accattate che sono parte della vita. Scusa il tono.

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    1. Lo noto anch’io in tantissime situazioni, ad esempio quando vado a scarpinare a piedi sulle alture, talvolta arrivano ciclisti in discesa ad una tale velocità che potrebbero uccidermi e uccidersi se non sapessi come scansarli.

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  5. Credo che uno dei maggiori problemi di oggi siano certi genitori, più che i loro figli. Mi chiedo come faranno questi una volta giunti nel mondo del lavoro, dove mamma e papà non possono proteggerli più. Questi mondo è troppo strano

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  6. Hai perfettamente ragione …
    ti direi senza esitare che è incoscienza non prepararli ed avvisarli di ciò che può accadere.
    Però a volte non è facile come appare, a volte non è sempre così scontato.
    Ti porto un esempio ben preciso: c’è una persona (che conosco) che sa bene cosa siano realmente i vaccini, la loro tossicità ed i pericoli che portano con se eppure non gli riesce facile parlarne con i figli (temendo per i nipoti ovviamente) perché equivale anche a sconvolgere i loro stati d’animo, la loro pace familiare, le loro vite.
    Quindi che fa?
    🤔😟😧
    A volte si tace pensando così di proteggerli …
    a volte sbagliando …
    a volte solo sperando …

    👋

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    1. I miei genitori non mi hanno neppure detto come si fanno i figli, l’ho imparato a scuola dalle compagne. Se avessi avuto più confidenza con loro probabilmente avrei anche avuto il coraggio di dire che qualcuno fuori mi molestava sessualmente e contiinuamente. Invece ho subito in silenzio.

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      1. mi spiace sinceramente.
        Certamente come gestire il rapporto con i figli non ce lo può che insegnare la ragione e l’esperienza (se si avuto un certo tipo di genitori, cosa difficile a quanto vedo) … ma non è così semplice; chi ci riesce lo ritengo un fortunato.

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  7. Assolutamente d’accordo. Ho tre figli e affrontare con loro questi temi – soprattutto da quando sono diventati adolescenti – è per me prioritario. E’ vero che loro si sentono invincibili, quasi immortali, e spesso sono portati a pensare, alla notizia di un incidente per esempio, “a me non accadrà mai”. Purtroppo certe cose possono succedere anche senza averne colpa, essendosi comportati in modo corretto, a maggior ragione se non si tiene un alto livello di attenzione. Senza, però, ricadere in comportamenti genitoriali claustrofobici, di quelli che impediscono ai figli di fare qualsiasi cosa perché terrorizzati dalle possibili conseguenze. Come sempre, bisogna trovare il giusto equilibrio, però insegnando anche il sentimento della paura, che è un sano meccanismo di difesa.

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