Freak · Insofferenza · Opinione

QUEL CHE RESTA DEL MONDO

Ogni mattina la sveglia suona note sempre più stonate, graffiate, strozzate.

Ogni mattina apro la finestra su un paesaggio rasserenante ben sapendo che potrebbe avere i giorni contati o s-contati.

E qualcuno continua a ripetere che serve ottimismo, va bene! Mettiamoci tutto l’ottimismo che vogliamo.

Però spiegatemi a che cosa serve.

Serve al singolo individuo a vivere meglio fregandosene altamente di tutto quanto succede fuori casa sua.

Se vogliamo vederla così, per me va benissimo. Ho una casa che mi piace, sono sana, sono libera di pensare e fare ciò che preferisco fuori dagli obblighi del lavoro che, fortunatamente, ancora non mi manca, non ho ascendenti né discendenti di cui preoccuparmi. Devo solo pensare a me stessa e al mio benessere personale. Cosa voglio di più?

Beh, pensandoci bene qualcosa in più potrei desiderare, se non addirittura pretendere: dunque mi servirebbe una casa più grande perché mi piace stare comoda, vorrei diventare una scrittrice e poter guadagnare tanti soldi per fare quello che mi pare senza dover rispettare orari oppure ordini, e mi fermo qui per quanto concerne il settore materiale perché con i soldi si fa tutto ciò che riguarda l’edonismo fine a sé stesso.

Per i sentimenti la situazione è molto complicata, perciò meglio lasciar stare mi accontento delle soddisfazioni volgarmente tangibili.

In ogni caso, secondo i fautori dell’ottimismo ad ogni costo, personalmente posso ritenermi abbastanza soddisfatta dal momento che le disgrazie sono altrove, le malattie altrettanto, i disastri e le catastrofi non mi toccano minimamente e quindi dormire sonni beati e ristoratori.

Non di meno devo essere una pazza furiosa dal momento che, pur avendo discrete basi su cui appoggiare la spensierata serenità menefreghista, mi complico la vita con pensieri funesti e le mie notti sono costantemente popolate da incubi molesti.

Già, sono proprio pazza, mi vengono persino le rime quando e dove non servono.

Questi pensieri li ho già scritti e riscritti, in mille modi diversi, fino alla noia.

Perciò sono anche paranoica.

Ma proprio chi afferma che l’ottimismo è fondamentale dice pure che i veri saggi sono i pazzi.

E allora? C’è qualcosa che non quadra.

E non dite che grido “al lupo, al lupo” perché i lupi sono amici.

Io grido: “all’uomo, all’uomo”. Si salvino i pochi lupi rimasti.

 

Il mio lupo Bò. Amore certo, amore vero
Il lupo nel mio cuore

6 pensieri riguardo “QUEL CHE RESTA DEL MONDO

  1. Ciao.
    Io sono stato ottimista per tanto, tanto tempo…
    Poi ho capito che l’amico (intendo appunto l’ottimismo) è una trappola.
    E’ una trappola anche il pessimismo, certo.
    Ma sull’ottimismo la penso come la pensava Monicelli sulla “speranza”: si tratta di una favoletta con cui ti invitano a star su, a non disperare, ti dicono: “Vedrai, poi andrà meglio, tra un po’ ti assumiamo, non lamentarti più, pensa positivo”… Ecc. ecc.
    Nel frattempo, non cambia non dico una tubatura, ma neanche un tubo; anzi… le cose peggiorano.
    Lavoro a parte, l’ottimismo ha in comune col pessimismo il fatto che è troppo legato alle emozioni ed alla situazione che in un dato momento, viviamo.
    Quindi: quando stai bene, dici che tutto andrà bene.
    Quando stai male, che tutto andrà male.
    Una caricatura di ragionamento, dico bene?
    Meglio il realismo, che ti fa vedere le cose per quello che sono.
    Ma almeno per me è difficilotto essere realista alla mia veneranda età… soprattutto, dopo esser stato ottimista per tanto tempo.
    Vabbe’, ciao, adesso vado a delirare sulla crisi.

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