“Tante belle cose” è una frase di commiato che ormai si sente di rado e solo da persone ottuagenarie. Era un saluto ed un augurio accompagnato solitamente da sorrisi, anche se della persona cui era indirizzato non c’importava niente. Ma intanto, chi se frega, le belle parole non costano nulla tanto vale spenderne e spanderne a iosa, casomai si guadagna in simpatia e gradimento altrui senza faticare.
In questi anni le cosiddette “frasi fatte”, e ancor più aforismi e citazioni famose, si sprecato. Ultimamente stanno invadendo i social network come piaghe d’Egitto, arrivano devastando ogni forma di ragionamento e riflessione. C’è chi le sparge a grandi braccia come facevano un tempo i contadini durante la semina e, anche lì, succede che ci siano gli insetti opportunisti che se ne impadronisco, mangiano, digeriscono e li restituiscono leggermente modificati o identici, ma sicuramente moltiplicati infinitamente. Sicché spesso ci si trova costretti a leggere centinaia di volte quanto è bello essere ottimisti, amici, sorridenti, gaudenti, intelligenti, deficienti, dementi, sfigati o illuminati. Insomma c’è un aforisma o una citazione per ogni dilemma o lemma che la vita ci propone.
Sei triste, povero, ricco, sfortunato, ammalato, impaziente, guarito, avvilito, risentito, solitario, depresso, euforico, esperto, navigato, naufragato, coricato, ritto o storpio. Tranquillo qualcuno che ti propina l’aforisma che ti si addice lo trovi sempre. E questo qualcuno è convinto di aver assolto il proprio dovere nei confronti delle disgrazie e dei mali del mondo. Buttando lì una bella e confortevole frase pensa di aver donato la pozione magica che tutti devono apprezzare e condividere con entusiasmo.
Va bene, ci può stare, ma guai a commentare in modo non del tutto lusinghiero. Mai sbagliare ad eccepire le parole impresse nel marmo fradicio del web, mai osare un appunto, una nota stonata che non approva quelle sante parole. Le reazioni sono esattamente come quella di Mosè quando si presentò con le tavole dei dieci comandamenti mentre gli ebrei erano là ad adorare il vitello d’oro. Insomma la scomunica mediatica è pressoché garantita.

Quindi non sono contraria a chi posta “lapidi” addobbate con parole divine, chiedo solo che non se ne faccia panacea per risolvere tutti i mali del mondo specie quando il mondo di rimando ti sputa in faccia ben altre realtà.




Luoghi comuni… che strazio! In molti intervengono alla radio in svariate trasmissioni, e quando il conduttore chide: “Ci dica!” rispondono “Beh, niente…”: ecco, io gli chiuderei il telefono in faccia all’istante. I politici ad ogni domanda tirano fuori “Beh, guardi…” Ma che vuoi guardare? T’hanno chiesto di parlare!
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Un classico è il “Come va?” seguito dall’immediato spegnimento dell’impianto ricevente.
E guai a non rispondere “Bene grazie, e con te?”, seguito quindi dall’equivalente spegnimento audio.
Se poi ci si arrischia solamente ad accennare i propri guai, apriti cielo, si passa per noiosi esibizionisti, oppure si scatena la competizione su chi ha più sfiga al momento.
Comunque, ben vengano i luoghi comuni. Questi sono i luoghi dove vive rinchiusa la gente comune, ovvero quella del comune sentire, della comunella e non della comunanza, quella che fa fronte comune perché da sola non ha abbastanza coraggio, che ha in comune le stesse manie, idiosincrasie, fobie, voglie, ferie, spiagge, centri commerciali e code in autostrada.
E se proprio non ce la facciamo a resistere (mi dichiaro colpevole, Vostro Onore), citiamo pure un aforisma, ma citiamone pure anche l’autore però, anche se è morto da duemila anni e non può citarci per plagio. 😀
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Wow che bella sberla Nadia; grazie a nome mio e di quanti condividono l’odio per i luoghi comuni. Purtroppo il social network ha amplificato questo stile di (non) “pensiero”, esasperandolo. Solo per esempio; l’altra sera ho incontrato un’amica di un mio fraterno amico, dovevo darle delle indicazioni per preparare un esame. Nell’accompagnarmi a casa in automobile ha sciorinato tutta un’enciclopedia di luoghi comuni soprattutto quelli a tema e sfondo psicologico. Alla fine la ciliegia; il commiato tronco (che fa ancora chic): “alla prossima”. Beh a quel punto ho perso la pazienza; l’ho guardata negli occhi ed ho esclamato con serenità: “…spero di non esserci” ed ho subito attraversato la strada.
Grazie ancora
Renato
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Grazie, non posso dire che mi scappa la manina perché non sto mai leggera quando si tratta di questi argomenti. Purtroppo la maggior parte delle volte le parole si perdono nel nulla mescolandosi con i luoghi comuni e diventando anch’esse luogo comune. Insomma un lamento sui lamenti, che fanno un mucchio di lamenti e così non ne distingui più nessuno. Ho appena visto un servizio sulla tragedia delle Filippine. Tragedie che si ripetono come natura peggio non può fare. Quindi la poverta si somma alla povertà, la miseria alla miseria, la morte alla morte che, probabilmente, per qualcuno diventa una liberazione. A me dispiace dover osservare sempre queste situazioni, divento ripetitiva, antipatica, e profeticamente catastroca, dove le catastrofi sono sempre annunciate e le profezie tuttalpiù possono riguardare la stoltezza umana che resta inerte e non muove un dito per evitare che la terra si difenda così del male che l’umanità le impone ogni giorno.
Non posso concludere perché la tristezza è così grande da impedire qualunque conclusione. 😦
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Il retweet di una canzone dei Negramaro e la tua bio appena letta hanno fatto si che aprissi quel sipario che mi ha condotto qui.
Sappi che normalmente mi accade al bar di trovare un caffè pagato da qualcuno, un vaffanculo mai ( c’è sempre la prima volta e non so se è questa ).
Non molto stupore direi, ma curiosità tanta. Desideravo solamente partecipare il corso dei miei pensieri :
Il mondo è pieno di lapidi, molti anche inconsciamente le portano tatuate sulla pelle, altri hanno impresso sullo sguardo quella forma di ebetismo subdolo e difficile da delineare in prima istanza, altri ancora sono talmente prigionieri della loro stessa “normalità” da passare inosservati. I social network sono amorfi e neutri , essi prendono corpo solo perchè come taxi o se preferisci metropolitane si popolano indifferentemente di imbecilli , normali intelligenze e geni camuffati.
Con le tue affermazioni , per quanto condivisibili, corri il rischio che certamente non è quello della banalità , ma quello, altrettanto pericoloso, della retorica ( foto docet ).
Chiaro, non c’è mai stata una frase al mondo, un aforisma, od una poesia che mi abbiano definitivamente distolto dal malessere provocato da un amore finito, dal tradimento di un amico o da qualsiasi altro terremoto esistenziale.
Una frase non puà avere effetti taumaturgici ed essere sic et simpliciter per la panacea di tutti mali; tuttavia può innescare un effetto domino nella coscienza.
Nessuna frase ha mai sfamato un popolo stremato dalle calamità, nè risuscitato genti trucidate da guerre inutili e sanguinarie.
Ma la differenza non sta in chi ammannisce frasi ad effetto, magari di altri e più o meno illustri, la differenza è in chi legge, comunque.
Ultimamente ho riletto Pavese a distanza di oltre 2O anni. Le sue parole non sono cambiate, ma sono cambiato io. Le recepisco diversamente, attribuendo significati diversi , non colti quando ero giovane.
Comunque su twitter, così come in ogni altro social network, la tentazione è tanta , non di essere protagonista, ma di lasciare trasparire quell’umanità di cui siamo impregnati e che spesso, a cagione della frenesia degli impegni e fagocitati dalle brutture quotidiane, soffochiamo.
Un caro saluto, r.v. ( @V_Rober ).
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Ciao Roberto, ti ringrazio per questo commento finalmente estraneo a me e alla mia cerchia di lettori affezionati che ringrazio e stimo poiché aiutano me a pensare e il mio blog ad avere una ragione per esistere.
Sottoscrivo parola per parola ciò che affermi, innanzitutto perché so bene di essere io stessa retorica, soprattutto i concetti che tu leggi qui li ho già ripetute mille volte in altrettante salse differenti, ma sempre con il medesimo intento.
Tu aggiungi alle mie riflessioni questo “effetto domino” e la speranza che, continuando a battere il chiodo, prima o poi riusciremo a far sì che resti fisso nel muro per poterci appendere almeno un quadretto, anche piccolo piccolo. Ma questo quadretto potrebbe essere la prima tessera di un mosaico e finalmente trasformarsi in “disegno” umano modificando sensibilmente l’opinione pubblica in senso positivo.
Grazie di cuore (frase fatta). Nadia 😀
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