Musica · Opinione

“Quel gran genio del mio amico”

In questi giorni sono usciti i nuovi singoli di Biagio Antonacci, Cesare Cremonini, Tiziano Ferro e Jovanotti, a parte quest’ultimo che canta ormai da anni stessa canzone, gli altri hanno cambiato un po’ il loro stile, pare che siano diventati “grandi” e, per età, lo sono sicuramente visto che ormai superano tutti i quaranta e stanno sulla piazza da almeno vent’anni.

Tiziano Ferro e Jovanotti ad inizio carriera mi piacicchiavano, Antonacci e Cremonini non mi sono mai piaciuti però quando li sentivo in radio non mi veniva lo sbroccolamento.
Negli ultimi anni, invece, mi fanno l’effetto Tommaso Paradiso, insomma mi irritano.
Producono canzoni fastose, molto orchestrali, cariche di archi e svolazzi da concerto di capodanno, roba da grandi come dicevo all’inizio, ma tutta ‘sta pomposità crolla sulle fondamenta di pasta frolla che sono i testi.
Banali, noiosi, triti e ritriti, monotoni, già sentiti in migliaia di altre canzoni, un mescolamento di parole che neppure all’asilo Mogol sarebbe stato così scarso.
E loro sono tutti cantautori!
Vi rendente conto che “quel gran genio del mio amico”, l’inizio di “Sì viaggiare”, è stato scritto 42 anni fa e ancora oggi è insuperabile, mentre questi parolai del piffero pretendono di togliere lo scettro alle nuove tendenze cantando stronzate che nemmeno la Wiener Philarmoniker riuscirebbe a far brillare.

Continueremo a rimpiangere Mogol-Battisti, ma per fortuna c’è il Vasco che con le sue canzonette riesce sempre a farci cantare.

 

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