qualche pezzo di me

Non ho ancora imparato a camminare a quattro zampe

Ma ci arriverò

PAPAVERI DI SANGUE

L’inverno infinito, così rigido e carico di neve, le fece intuire che il momento ed il modo perfetto per liberarsi di quell’esistenza e di quel corpo erano finalmente arrivati.

Scelse una montagna sulla quale viveva un branco di fieri lupi.

Vi salì a piedi, in una giornata buia e fredda, per esser certa di non incontrare alcun essere umano.

Si avvicinò alla zona dove i lupi erano soliti girovagare.

Attese il crepuscolo.

Si spogliò completamente, ripiegando gli abiti in modo ordinato.

Accarezzò con la punta delle dita l’affilatissima lama di quel bellissimo e antico pugnale acquistato nell’ultimo viaggio a Toledo.

La leccò per sentirne il sapore.

Poi, lentamente, con calma e precisione, gustando ogni gesto come un balsamo seducente, recise le vene dei polsi, la safena e, prima di perdere conoscenza per la grande quantità di sangue che sgorgava dalla vena femorale, con gesto rapido e perfetto tranciò di netto la carotide.

Il sangue bello, rosso, caldo si sparse sulla neve intorno facendo apparire grandi papaveri fuori stagione.

I lupi, non lontani, sentendone l’odore, accorsero numerosi.

Educatamente e con rispetto reciproco circondarono il corpo ancora caldo.

Lo addentarono senza ingordigia, ma con fermezza.

Le parti più prelibate, fegato, polmoni e cuore vennero divise in piccoli pezzi in modo che ognuno potesse averne il gusto tra le fauci. Ossa, nervetti e tendini crocchiarono.

Fecero festa tutta la notte, i lupi, per quel cibo benedetto arrivato dopo tanti giorni di carestia.

Sembravano consci di esaudire un desiderio di chi lo aveva reso disponibile.

Il desiderio di essere finalmente parte di un lupo.

Cibo per un lupo, dentro un lupo, diventando sangue di lupo.