Eleganza e inquietudine, elementi imprescindibili nella musica dei Joy Division. Closer, secondo e definitivo album registrato con Ian Curtis in vita che viene pubblicato dalla Factory Records una manciata di settimane dopo la sua drammatica scomparsa, contiene i segreti più torbidi di una mente destinata ad estinguersi, una volontà già scritta prima di compiersi.
Closer è essenzialmente scrigno di malessere e genialità, disperazione e immaginazione, una raccolta di scatti dark che lasciano spazio a spiritualità ed emozione ancor prima di tradursi in grande musica. Nove pugnalate che affondano la lama nell’intimo del cantante, lacerando l’animo di Ian che, sconfitto e arreso porta con sé una totale mancanza di fiducia, speranza nell’amore come nelle amicizie. Se Unknown Pleasures segna un passaggio dal Punk a qualcosa di più tenebroso, Closer si erge a manifesto di un nuovo ciclo sonoro, primogenito della creatura Post-Punk/Gothic Rock pensata e messa in atto dal motore creativo della band di Salford, Peter Hook.
Nelle pieghe di quest’opera solenne si possono scorgere i primi…
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