Quando la neve scende e il mondo diventa silente, stare in mansarda è divertente se non hai nessun impegno fuori.
Posso vagare con la mente inventando il modo migliore per godere di questo isolamento passeggero.

Sotto le travi in abete guardo i disegni proposti dal legno, scorgo figure e invento una storia.
Siamo io e te in casa, facciamo finta di non esserci l’uno per l’altro.

Ognuno pensa di essere solo, ma desidera comunicare con l’altro che non sa dove sia.
Scrivo su un foglietto di carta “Dove sei?” e lo lascio appeso allo specchio del bagno.
La casa è piccola, ma è come una città per noi che ci stiamo cercando giocando.
E’ un gioco goloso, stuzzicante di quelli che fanno deglutire a vuoto.
Trovi il mio messaggio e mi rispondi, mi confondi le idee scrivendo “Ti osservo da lontano”.
“Perché non mi raggiungi?” Scrivo sulla porta d’ingresso.
Squilla il telefono, sei tu.
“Voglio accendere il tuo bramare me”.
“Io già ti bramo, dimmi dove sei”.
“Cercami!”
“No, mi nascondo. Ora cercami tu, mi illanguidisce sapere che devo fuggire per farmi prendere…meglio”
“Ti prenderò tutta, dappertutto. Con calma, con desiderio grande, con amore per piacere e darti piacere”.
“Io fuggo, voglio essere tua ma mi devi guadagnare col desiderio in gola”.
“Ti ho già guadagnata dunque, poiché ti desidero fino allo spasimo”.
“Allora spegni le parole e vienimi a prendere, sono dietro di te”.
Tu mi sfiori i fianchi con mano lieve.
Un fremito mi assale.
Le tue mani intrecciano le mie, poi ci accarezziamo con tocchi leggeri.

Per lungo tempo, appena un accenno di bacio sospesi.

Baci che restano sulle nostre labbra in attesa di essere mescolati.
Io e te, tu ed io.
Ci mescoleremo, ma senza fretta.
Adesso continuiamo a giocare.
Io scappo di nuovo.

Vienimi a cercare.

La rima baciata ci sorprenderà abbracciati.