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VIENI A PRENDERE UN TE’ DA ME

Oggi è una di quelle fantastiche giornate uggiose che mi fanno godere come una pazza il bello di stare in casa.
Giusto per stare ancora meglio, mi preparo qualcosina da sgranocchiare guardando il mondo fuori in tutto il suo grigiore.
Sto studiando l’indice glicemico di alcuni alimenti per l’elaborato di un dietista cui devo metter mano e non mi pesa niente rimanere in tana a lavorare nel mio giorno di riposo dall’altro lavoro.
Alla radio sta passando la canzone del sole di Lucio Battisti.
Quando lo ascoltavo cantare “O mare nero mare nero mare né….” mi domandavo che cosa volesse dire ‘sto mare nero. Oggi, dopo tanti anni, ancora non so cos’era il mare nero di Lucio, però il mare nero lo vedo parecchio in tv.
C’è quello bello spesso e melmoso che ci regalano le navi o le piattaforme petrolifere quando si ribaltano, con tanti pesci morti, uccelli intrappolati vivi nelle proprie penne fradice di catrame e chilometriche distese di acqua nerissima. Che forza espressiva!
Devo, però, ammettere che la natura quando s’impegna con i suoi effetti speciali ci sa fare veramente.
Ma! Avete visto il mare nero dello tsumani in Giappone con quanta potente leggerezza ha cancellato un pezzo di mondo?
Ma! Avete visto che spettacolo davvero inimitabile? Case, barche, centinaia di automobili e chissà quanta umanità, tutti ammucchiati insieme come se fossero giocattolini di latta senza peso.
Come un pacifico gigante dormiente che improvvisamente si sveglia incazzato perché qualche mosca gli sta rompendo le scatole, fa sù le maniche e dice sbuffando: “Adesso vi faccio vedere io…”
Molla un ceffone alle mosche, le distrugge e poi se ne torna a ronfare lasciando lì i cadaverini secchi stecchiti.
Comunque non dobbiamo preoccuparci. Noi umani forse ci mettiamo un po’ più di tempo, ma gli effetti speciali ci vengono bene ugualmente; provate un po’ a pensare se ci scappano dalle mani le centrali nucleari: altroché cinema!
Vabbé dai, finito di bere il tè con i biscottini al cacao, adesso me ne torno sulla megapoltrona, rintanata nella mia casetta calda e confortevole a osservare in tele le impressionanti immagini del cimitero di fango, che hanno superato in audience la cronaca della misericordiosa umanità in pellegrinaggio a fotografare col telefonino un campo di sterpaglie dove hanno trovato il corpo senza vita di una ragazzina ultimamente in lotta con la ricerca delle gemelline scomparse e con il dna di danilo restivo. Ah già…che maleducata, stavo dimenticando Avetrana che da mesi movimenta le nostre monotone giornate.
Ho paura che il Berlusca dovrà inventarsi qualcosa di nuovo per rimanere al pari di Gheddy e dello tsunami nella classifica degli ascolti.
Ma che ci andiamo a fare al cinema!
Azz…ma io devo pensare all’indice glicemico, ciò da laurà! Non posso mica perder tempo a guardare il modo che sta fuori da casa mia e non mi tange…

Posso offrirvi un po’ di teeeeè…?

8 pensieri riguardo “VIENI A PRENDERE UN TE’ DA ME

  1. Più che tristezza quello che mi ribolle dentro è un misto di rabbia e indignazione, non certo per gli effetti speciali della natura, che ha tutto il diritto di essere furiosa, ma per la cecità assoluta e voluta di chi pensa di farci bere una montagna di falsità per nascondere i propri interessi personali, o ci imbottisce di particolari macabri e scabrosi per scatenare la nostra emotività,senza tenere nella benchè minima considerazione il dolore di chi trova i propri affetti e la propria vita sbattuti in prima pagina.
    Mi sa che più che un te’ mi ci vorrebbe una bella tisana rilassante 🙂
    Ti abbraccio

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  2. Sai pensavo i nostri avi ci hanno lasciato i gerogrifici,gli Egiziani le grandi piramidi ,le mummie,i Maia e gli Etruschi la loro civiltà ,quindi ogni epoca una loro coltura e storia e noi????
    Noi lasceremo il vuoto fatto di radioattività per l’eternità…

    …se faccio in tempo, meglio che passo per il te ,grazie .

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