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Recensione a “Storie senza mutande” di Claudio Marchese e Riccardo Di Salvo

Dall’Italia a New York sulle ali del sesso

Nadia Mogni alias Evaporata vive sulle colline dell’Oltrepo Pavese, a Salice ma ha le antenne tese verso il mondo, su scala planetaria. Viaggiatrice instancabile nel reale e nell’immaginario, cerca e trova la realizzazione dei propri sogni. Amante dei viaggi avventurosi, si affida al nomadismo del desiderio e non si stanca di sperimentare nuovi itinerari. In questo suo continuo spostamento di prospettiva, appare più cosmopolita di tante intellettuali post – femministe un po’ frustrate. Nadia non ha paura di esibire il proprio corpo come strumento di libidine, consapevole com’è che la carne è capace di farla godere. In questa sua traversata dell’immenso territorio dell’eros, non ha paura di incontri pericolosi. E’ così abile che saprebbe mediare anche con uno stupratore, trasformando la violenza dell’antagonista nell’estremo piacere dell’amante occasionale. Ulisse in versione femminile, si affida al mare aperto, affrontando sirene e mostri inquietanti. Nadia non ama le tecniche del sesso sadomaso  con catene e bondage, oggi di moda nei locali libertini. A queste pratiche modaiole lei preferisce il kamasutra carnale, senza complicazioni inutilmente intellettualistiche.

Dai boschi oltre padani ai grattacieli di New York la scrittrice ci porta con sé in viaggio, sul ritmo della sua adrenalina. “Dopo essersi dilungati in sottili giochi di erotismo silvestre, fuggendo per poi prendersi l’un l’altro, consumarono un prolungato coito ora in piedi contro un albero, ora lei aggrappata con le cosce ai fianchi del maschio che spingeva penetrandola fino all’ombelico”.

Poi il volo verso gli States, destinazione New York “Una serata davvero pazza da sola in un locale di New York dove non conoscevo nessuno a conversare d’arte che non conoscevo. Chiacchierare e ballare con chiunque come se fossi un’abituale frequentatrice dell’ambiente, incurante del tacco 12 che non portavo mai…”.

Questi racconti hanno il sapore piccante di “Storie di ordinaria follia” in cui Bukowski, indiscusso maestro del porno racconto, è moderno Boccaccio in versione Hard.

Le femministe si strapperebbero i capelli nel vedere il corpo della donna usato come strumento di lussuria. Ma è solo una questione di prospettiva. Le femministe vecchia maniera non hanno mai voluto ammettere che la lussuria è una espressione di potenza non una debolezza dell’essere. Nadia scrive di sesso con la disinvolta innocenza con cui la diva Moana in un suo celebre film, dopo aver spremuto tre o quatto partner, si rivolge all’ultimo e gli dice “Adesso è ora di cambiare partner”.

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