qualche pezzo di me

Sexy baby

Ho iniziato da tempo a scrivere un po’ di me.

L’ho fatto in vari modi. Raccontando storie strampalate dentro i miei libri, favole fantasiose ma non false, episodi folli ma veritieri, briciole di vita sporche di gelato o di crema pasticcera perché il dolce mi consola e mi aiuta a calmare il mio cervello ribelle che talvolta picchia come un martello l’idea di abbandonare tutto e sparire.

L’intenzione sarebbe di scrivere la mia storia dall’inizio, da quando ero piccolina piccolina e dormivo nel lettino vicino ai miei genitori che scopavano pensando che non me ne accorgessi, e invece io mi spaventavo a morte perché credevo che papà facesse del male alla mamma.

Avevo circa tre anni la prima volta che una donna mi fece venire il dubbio di avere tra le gambe quella fessura che, oltre a servire per far pipì, aveva qualche altra particolarità a me sconosciuta.

La donna in questione era mia mamma.

Era estate ed io, in pantaloncini corti appoggiata al muro, la osservavo mentre lei lavorava a maglia.

Esattamente come quando mettevo le dita nel naso, misi le dita dentro la fessura, le rigirai un po’ e dopo le annusai.

Sentendo un odore nuovo, porsi le dita a mia mamma per farle odorare anche a lei. Innocentemente mi avvicinai dicendo: “Mamma senti che odore….”

Lei senza pronunciare parola mi prese le mani le schiaffeggiò severamente, e mi disse di non farlo mai più. Non dovevo mai più mettere le mani in quella fenditura che a me sembrava una cosa normale come le narici e i buchi nelle orecchie.

Non volle darmi spiegazioni ed io rimasi con un quesito irrisolto finché qualcun altro non mi fece capire che lì, doveva esserci qualcosa di estremamente bieco, peccaminoso, proibito e scellerato.

E pensare che io ci facevo la pipì, era forse peccato fare la pipì?

No, perché la mamma mi sollecitava sempre a farla nel vasino.

E allora che cosa c’era sotto?

Avevo sei anni; un pomeriggio tornando dal doposcuola, un paio di amichette poco più grandi di me mi raccontarono molto approssimativamente come nascevano i bambini.

Ancora più approssimativamente mi svelarono l’esistenza dei rapporti sessuali fra uomo e donna. Dissero che l’uomo metteva il suo pisello (che era molto più grande di quello dei maschietti) dentro “la faccia del sedere della donna” (così definirono la vagina), poi alla donna cresceva la pancia e dopo un po’ dalla “quella cosa là” usciva un bambino.

Quasi immediatamente dopo queste rivelazioni, si susseguirono tantissimi fatti che mi portarono ad avere una gran confusione in testa ed una sola certezza: la “patatina” era una parte altamente tabù e proibita (tranne per i bisogni fisiologi) del mio corpo.

Intanto, sempre a sei anni, scoprii del tutto casualmente il piacere della masturbazione: un pomeriggio ero in casa con mia madre ed un paio di altre donne che chiacchieravano bonariamente, io distratta ed annoiata le ascoltavo in piedi appoggiata al tavolo di cucina. Quasi per scansar la noia cominciai a sfregare il pube contro il tavolo, poco dopo cominciai a sentire uno sconosciuto, bizzarro, seducente piacere. Continuando nella pratica per pochissimi secondi raggiunsi il mio primo straordinario quanto incomprensibile orgasmo.

Naturalmente, non sapendo quale strana alchimia avevo inventato compiendo quella pratica, continuai a farlo. E ripetevo l’attività ogni volta che si presentava l’occasione, ovviamente incurante di tutti i presenti.

La delizia durò ben poco perché, appena la mamma si accorse di quello che avevo scoperto, mi sgridò furibonda e mi prospettò punizioni inenarrabili che mi avrebbero colpita direttamente dall’inferno.

Fine del godimento…pubblico, poiché continuai a praticarlo in gran privato.

Ma la “perla” di conoscenza che mi avrebbe fatto veramente temere e capire che “certe realtà” sono quanto mai misteriose, pericolose nonché odiose e anche raccapriccianti me la sbatté sul muso il marito di un’amica di mia mamma. Un bell’uomo sulla quarantina papà di due ragazzini con in quali giocavo abitualmente.

Una sera, mentre ero a casa loro come accadeva spesso, venne a mancare la luce.

Il signor F. si offerse di accompagnarmi a scendere le scale con la torcia elettrica (io abitavo nella casa accanto).

Giunti in fondo, prima di aprire la porta che mi permetteva di uscire, lui inaspettatamente spense la torcia, mi spinse contro il muro, mise a forza la sua lingua dentro la mia bocca e ficcò una mano in mezzo alle mie gambe tentando d’infilarla brutalmente dentro le mutandine.

Mi divincolai come un gatto selvatico e riuscii a scappare. Entrando in casa, paonazza e col fiatone, mia mamma chiese che cosa era successo. Risposi scuotendo il capo per dire “nulla”: non mi usciva nemmeno la voce. Mi rifugiai nel letto per non far vedere il mio petto scosso dal cuore che non smetteva di picchiare come un martello, il mio cervello trafitto da migliaia di impulsi devastanti e domande senza risposte.

Per me si aprì un mondo nuovo, l’agghiacciante mondo delle molestie sessuali degli adulti sui bambini.

Avevo sempre sei anni e quell’episodio, seguito da altre molestie pesanti ogni volta che l’uomo restava anche per pochi minuti solo con me benché ci fossero moglie e figli in casa, segnò la mia vita riempiendola di incubi, dubbi, terrore di rimanere sola persino con mio padre e con qualunque uomo adulto.

Ma l’autentica “chicca” mi fu donata dalla moglie del signor F., come già scritto sopra “amica” di mia mamma, quando mi propose di assistere alle pratiche sessuali tra lei e il suo amante.

Avevo già nel mio cestino della merenda diversi motivi per non amare gli adulti, cominciando dall’unico nonno conosciuto che mi fece questo unico regalo, passando attraverso mio padre, un brav’uomo purtroppo schiavo dell’alcol, fino a queste botte nell’anima.

Da qui partirono i primi stati dissociativi per allontanarmi da un corpo che mi pareva una prigione, seguiti dall’autentica depersonalizzazione che non mi ha mai abbandonata come gli incubi notturni che ancora oggi accompagnano le mie notti senza riposo.

79 pensieri riguardo “Sexy baby

  1. Leerte ahora con tanto retraso, solo me queda decirte que te admiro mas que nunca porque tiene el coraje y la valentía de sacar a la luz algo tan íntimo. Estoy contigo y acepto incondicionalmente tus palabras como lo cuentas, así como acojo todas tus emociones que surgen de tu relato. El hecho de recurrir a profesionales, fue un gran acierto de tu parte. Hola Nadia. Mi tarde está soleada.

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  2. Ciao scusa l incursione notturna, avevo già letto di te sul web ma devo dire che resto basita dalla tua grande capacità di raccontare. Complimenti a quella bambina per quel sorriso radioso della foto. Se ti può consolare a mia madre è successo di ma molto peggio anche se non ne ha mai detto nel dettaglio. Ci sono le cicatrici a parlarne per lei. Si è sempre arrabbiata molto con me che non mi succesedesse mai niente nonostante fossi una bambina e poi un adolescente che non voleva mai stare in casa. A pensarci di quanti luoghi e persone dannate ho frequentato e che mi avrebbero potuto fare a pezzi mi sento davvero una miracolata spero di infondere anche a te la speranza, azza dico, la certezza di un mondo migliore con i Valori altissimi di mio Padre.

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  3. “Per loro sarebbe meglio sprofondare in mare con una macina da mulino legata al collo…” Non lo dico io, è Vangelo. Uno dei pochi “Guai!” pronunciati da Gesù. Un abbraccio forte a te. Ti penso anche quando non commento. Ciao!

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  4. All’inizio ho lasciato solo un like, mi mancavano le parole, tutt’ora mi mancano. Ma mi sembrava troppo superficiale un semplice mi piace, quando in realtà dentro ero scossa. Scossa perché queste cose non dovrebbero mai accadere a dei bambini. Hai avuto tanto coraggio a esternarlo e raccontarlo. Posso solo dire queste banali parole, che vengono dal cuore. Mi dispiace. Mi dispiace per ciò che hai subito e ti sei dovuta tenere dentro fin’ora, senza poterle dire a nessuno. Mi dispiace per il dolore e per aver conosciuto una persona così orribile.

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  5. Io non ho parole. E la verità è che non ce ne dovrebbero essere, perché non dovrebbero accadere, ergo non se ne dovrebbe parlare. Ma se capita, altro che parole. Carcere, carcere ci vuole per chi profana l’innocenza. Mi spiace tu abbia solo pensato di essere responsabile di attirare certa depravazione. Mi spiace per quel che hai subito e della risonanza che ancora ha. E la proposta? Mi chiedo i figli di questi genitori come siano cresciuti, e ho i brividi. Un abbraccio.

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    1. Grazie Alessandra, per fortuna quella famiglia ha cambiato casa quando avevo dodici anni, ma fino ad allora le molestie sono continuate. Ho saputo che i figli sono diventati adulti disadattati e con problemi perché l’uomo in questione li menava di brutto.

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  6. non so, sono perplesso e confuso non so come dire, ma davvero ti è successo quello che hai raccontato? inanzitutto complimenti per il coraggio di raccontarlo, significa che sei riuscita ad esorcizzare il ricordo dall’incubo e questo vale già molto, l’esperienza delle molestie è..spaventosa.. e tutto questo a sei anni? ma poi..da chi eri circondata? che persone erano? ma hia lasciato basito, se è sufficente ..

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  7. Ammiro il tuo coraggio per aver raccontato tutto con onestà, lucidità, ordine. Non è affatto banale. Penso dimostri come tu in parte sia riuscita ad interiorizzare e a rielaborare quello che ti è successo. La scrittura per me è sempre stata una forma di esorcizzazione.
    Ho avuto una storia di sei anni (conclusa due anni fa) con un ragazzo che ha dei problemi di salute. Mi ricordo che quando ne ho scritto ho pianto per giornate intere ma è stato un modo molto utile per esorcizzare e capire quello che era successo.
    Non ci conosciamo ma rispetto profondamente la tua capacità di andare oltre, di essere in grado di andare avanti nonostante tutto.
    Un grandissimo abbraccio!

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  8. Le violenze di vari tipi sono sempre e comunque violenze. E un bambino non arriva a concepirle, quindi pensa di esserne la causa. Sto frenando il mio bisogno di scrivere, ma se ti leggo…

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  9. Chi non crede a parole dette con sofferenza, che arrivano dritte al punto senza ricami vari, non ha capito nulla dei valori della vita, non si possono inventare certe cose, purtroppo si vivono sulla propria pelle. Non ti curare di chi non ti crede, ma di chi ti conforta genuinamente. Tutto il resto non conta. E’ bello averti incontrata, anche grazie a Paola. :*

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  10. Leggendoti ho rivisto me stessa. Non ne ho mai parlato nel mio blog, ma ora, per la prima volta trovo il coraggio di farlo. Avevo 5 anni quando successe la prima volta. Anche per me fu un amico di famiglia. Mi disse che era un gioco, nella mia innocenza ci credetti ma, avvertivo il viscidume. Eravamo a casa sua, soli, io mi fidavo ciecamente di lui. Il suo lavoro di fiducia nei suoi confronti, durò molto tempo. Mi portava a prendere il gelato, mi faceva giocare, quando poi ritenne che la mia fiducia era matura nei suoi confronti, cominciò tutto. Negli anni a venire ricordavo questi episodi, successivamente, in parte li rimossi. Non dissi mai nulla a nessuno. Solo dopo molti anni, il trauma riemerse prepotentemente. I flash di allora diventavano sempre più lunghi e nitidi. Poi, come successe a te, attiravo sempre qualcuno di simile. Tutto questo mi ha “permesso” di conoscere me stessa nella maniera sbagliata, sentendomi in colpa per ogni cosa, Ero io quella che non andava. E ci sto ancora lavorando. Ti capisco, ti capisco al millesimo. Sono traumi subiti che non auguro a nessuno, soprattutto ai bimbi, profanare la loro innocenza in questo modo, è uno dei crimini peggiori che possano esistere. Con stima e affetto,
    Lorenza.

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    1. Cara Lorenza, mi stanno venendo le lacrime agli occhi perché mi sento nei tuoi panni di bambina e di donna tormantata. Scrivendo le nostre esperienze scoperchiamo sepolcri di orrori. Forse è giusto scriverli per evitare che succedano ad altri bambini.

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      1. Sì, credo anch’io. Se non l’ho fatto prima è perchè non volevo che pensassero che fosse un argomento fasullo tanto per attirare lettori. Non ti conoscevo, ma leggendoti oggi per la prima volta mi hai dato quel coraggio e la “sfrontatezza” di parlarne. Ti sono vicina, so cosa hai provato e stai provando. Ora hai una persona in più che può capirti alla perfezione. Ti abbraccio col cuore, davvero.

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    1. Sai che tante volte ho pensato di avere qualcosa di sbagliato che attirava gli uomini, perché quello è riuscito ad approcciarsi da vicino poiché frequentavo la sua casa, ma tante volte ho subito tentativi di molestie da uomini di passaggio. Nella casa di ringhiera dove abitavo stavano facendo lavori edili, e un giovane muratore ogni volta che mi vedeva tirava fuori il pene e se lo menava. Poi c’era il falegname che molestava tutti i bambini maschi e femmine, ma questa è un’altra storia.

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      1. Si tratta di depravati, tu ovviamente non hai/avevi nulla di sbagliato.
        Ti dirò: a noi maschietti piacciono le “curve” femminili, ma le bambine di 6 anni non mi risulta le abbiano.

        Che bello sarebbe denunciarli dopo qualche anno, partendo ovviamente dal vicino di casa.

        Forza e coraggio, mi auguro che averne parlato possa averti aiutata a sollevare un po’ il peso del ricordo.
        Ciao.

        K/Andrea

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  11. Ho letto con cura, d’un fiato. Seppur per motivi diversi, le nostre storie svelano cicatrici indelebili. Tu e l’abuso, io l’abbandono munito di violenza fisica e morale. Comprendo perfettamente il retrogusto esistenziale che ci accompagna nel quotidiano con reazioni diverse poiché siamo due entità diverse, ma allineate verso quel sentiero che abbiamo intrapreso con coraggio per risalire la china. Motivo x il quale adoro gli ambienti tetri e il macabro come genere, il sollievo nel momento in cui “sono io” e non devo diventare per ovvie ragioni di convivenza con il mondo. Io ti ringrazio molto e se mi autorizzi vorrei Ribloggarlo più tardi facendo una piccola introduzione valida x entrambe. Se già pensavo tu fossi “una perla fra vetraglie” oggi ne sono estremamente lieta perché nonostante tutto hai mooooooooooooolto da insegnare. Molto!!!

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    1. Grazie Paola. Certo che puoi ribloggarlo. Comunque la mia esperienza destabilizzante con gli uomini non è finita qui. A 14 anni mi sono “fidanzata” con un ragazzo di 19 anni, maschilista, manesco e con un odio verso le donne dovuto al cattivo rapporto con la madre. Per sei lunghi anni ho subito qualunque cosa da lui e ogni volta che tantavo di lasciarlo lui minacciava di uccidermi. E sono certa che l’avrebbe fatto. Ne ho scritto sul post “La peggior vacanza della mia vita”. Anche questa è una storia lunga e dolorosa. Sono riuscita a liberarmi di lui solo perché lui è morto di cancro facendomi ingoiare la sua malattia dall’inizio alla fine.

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      1. Per quanto tutto ciò mi faccia orrore guardo cosa sei oggi. Non riesco nemmeno ad immaginare quanto dici sai? Ma poi penso a me è dico che differenza c’è fra chi violenta e chi abbandona e picchia? Esiste in queste cose una differenza che le renda più o meno gravi? Ma esistiamo noi e questo conta così come siamo nel bello e nel brutto. Da me sono tutti morti come quello lì il “fidanzatino” morto di cancro.

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      2. E come si possono superare questi traumi, non saremmo umane e non avremmo cuore. Tutti i miei ricoveri al neuro, tutti le mie anomalie mentali, i miei incubi continui, arrivano tutti dai miei primi vent’anni di vita. Vorrei scrivere anche il capitolo della mallattia dicui è morto il ragazzo, ma è talmente pesante che temo di non essere creduta.

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      3. Tu scrivi perché racconti verità e non scemenze! È un nostro diritto da superstiti poter dire se mi permetti la considerazione stringata

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      4. Non lo è io ne ho parlato di quei morti che mi hanno distrutta è impossibile profanare chi ha distrutto vite altrui

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      5. A volte mi vergogno a scrivere del mio passato difficile, forse è una forma di pudore forse temo di creare turbamenti in chi mi legge. Sono così confusa. Eppure so che scrivendone mi sentirei più libera.

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      6. Ma scrivi!!!!! Ma x carità divina non sono cose che turbano sei un esempio da seguire ma non scherzare. Da te si impara nonostante sia brutto il contesto tu splendi!!!! È questa la magia

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      7. Ti abbraccio da qui all’infinito e ti devo delle scuse per non aver seguitato a seguirti con cura. È che pure io a volte sto scombinata e divento egoista sparendo è il mio meccanismo di difesa ma ci sono e stavolta resto! Scusami tanto ok?

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      8. Le cose che riaffiorano in superficie, quei mostri che ci fanno stare male, vanno buttati fuori dalla nostra interiorità, solo così ci si può alleggerire. Scrivi tutte le volte che ne senti il bisogno, chi ti legge è grande e vaccinato, se non vuole leggere, non legga, libero/a. Ok? 😉

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