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Autodisciplina

Razzolando qua e là leggo spesso l’espressione “non essere troppo severo con te stesso/a”.
Il senso di questa frase dipende, ovviamente, dal contesto in cui è inserita. Talvolta è addirittura buttata in mezzo al mare infinito del web come aforisma scritto in grassetto con tanto di sfondo decorativo.
Personalmente credo di non averla mai impiegata né parlando né scrivendo, in ogni caso penso che avrei usato altre parole per esprimere questo concetto.
Tuttavia ci sono situazioni in cui è necessario usare fermezza nei propri confronti per evitare di deragliare in territori pericolosi per l’andamento della propria vita.
Ancor più importante lo è quando si è totalmente soli e in balia di noi stessi, per vari motivi. Nel mio caso, ad esempio, il motivo è che sono ormai l’unica rappresentante della mia famiglia.

Nel corso degli anni ho affrontato battaglie molto crude e per salvarmi ho dovuto applicare un’autodisciplina molto dura per non perdermi.

Il mio amico personal trainer afferma che potrei ottenere molto di più dai miei allenamenti in palestra, ma dice che io funziono con il freno a mano perennemente tirato, pertanto non rendo quanto le mie possibilità naturali possano offrirmi perché ho un blocco mentale che serve a tenere a bada le mie anomalie.
Se lo sciogliessi sarei molto più forte, ma potrei esplodere come una mina vagante. I miei impulsi nocivi potrebbero scatenare reazioni distruttive verso me stessa, o comportamenti anomali che mi condurrebbero nuovamente in quei luoghi dove non voglio più tornare.
Normalmente sono una persona pacata, evito polemiche e discussioni che non portano da nessuna parte, ma, se vengo aggredita in qualunque modo, si sveglia il ricordo delle angherie subite in gioventù perciò divento una furia, il mio istinto di sopravvivenza mi dà una forza inaudita e come si suole dire “vedo nero”.
Fortunatamente il mio autocontrollo è potentissimo pertanto, quando sento arrivare l’attacco d’ira, mi allontano dalla situazione che l’ha svegliata e mi nascondo in attesa di riprendere possesso di me stessa.
Non è un’impresa semplice, mi costa tanta fatica e una grande sofferenza che dura anche per una settimana.
Questo è un altro risvolto della mia malattia che va a sommarsi con quelli di cui ho già parlato in altri post: depersonalizzazione, incubi, depressione, acufeni ecc. ecc.

43 pensieri riguardo “Autodisciplina

  1. Se dopo la palestra fai lunghe camminate in alta collina, immagino che dopo scrivere nel tuo blog (una sorta di palestra letteraria) ti metti a scrivere i tuoi racconti o romanzi. Il bello di scrivere fiction, penso, sta nella possibilità di esprimere tutte le nostre emozioni -anche quelle nocive- attraverso i personaggi. I nostri demoni svigoriscono. Nella scrittura siamo i/le domatori/trici delle nostre belve. E allora, quando torniamo nella “realtà”, possiamo interagire con gli altri senza il timore che esse si scatenino: le abbiamo ormai messo le museruole, e non dobbiamo preoccuparci più perché la nostra mano afferma saldamente la corda del guinzaglio. Ahimè, spero che queste righe non siano soltanto un ingenuo accesso di ottimismo domenicale. Buona domenica.

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  2. Credo che spesso si faccia confusione fra autocontrollo/autodisciplina e amore di sé. Non essere troppo severi con sé stessi penso significhi accettare le nostre inevitabili mancanze e /o fallimenti con più benevolenza. (non indulgenza) In fondo siamo umani 🙂

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    1. Sono Lucida perché dopo aver trascorso diversi periodi in ospedali neurologici, e conosciuto decine di spichiatri e spiccanalisti che non mi sono serviti, ho imparato l’autoanalisi profonda. Mi sono salvata la vita da sola…per adesso.

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      1. No, la evito accuratamente perché tendo ad assentarmi troppo dal corpo. Sin da piccola soffro del disturbo di depersonalizzazione e non posso permettermi troppo isolamento mentale.

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  3. Se vero quanto affermato dal tuo personal trainer, probabilmente quel tuo freno è tirato a giusta ragione, probabilmente tirato con il giusto dosaggio. Probabilmente però a lasciare il freno non ti servirebbe più servire un personal trainer ma piuttosto un personal container.
    Scherzi a parte – ma poi scherzi neanche tanto – un autocontrollo così fermo non è comune e magari a trovarlo un po’ in tutti. Credo però occorra di tanto in tanto lasciare andare un po’ quel freno, andare a ruota libera per saggiare la strada. Quel freno dovesse rompersi senza preavviso, si salvi chi può, potrebbe essere causa d’un colossale investimento a catena.

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    1. Certo Luca, ma tu pensa a tutte quelle persone che fanno strage della loro famiglia. E si sente dire che erano persone tranquille, apparentemente senza problemi. Cosa credi che succeda? Hanno perso l’autocontrollo, si sono rotti i freni inibitori. Io non sono nocivs per gli altri, lo sono per me stessa.

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      1. Hai portato un esempio esasperato ma giusto ed è per questo che dico che di tanto in tanto un po’ il piede dal freno bisogna alzarlo, altrimenti si arriva a consumare quel blocco da renderlo inservibile o a romperlo di botto con le conseguenze immaginabili. Ogni tanto un urlo contro qualcuno ce lo possiamo permettere, se motivato dalla situazione e/o da un nostro stato d’animo. Se questo qualcuno comprende bene, se no bene ugualmente.

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    1. Per esperienza personale e non, ho imparato che solo noi possiamo salvarci dai nostri mostri. Non ci sono cure, né affetti, né formule magiche che possano aoitarci se non ci mettiamo la nostra volontà.

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