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A LETTO SENZA CENA

L’altra sera, per la seconda volta nella mia vita (la prima è stata una punizione, all’età di dieci anni, perché ero sparita di casa un intero pomeriggio senza dire nulla), sono andata a letto senza cena. Questo è molto grave, considerando il mio ormai mitico appetito senza ritegno.

Non che non avessi fame, semplicemente ero talmente depressa da non aver voglia di mangiare. Sembra una contraddizione, ma è successo così. Devo precisare che per me il cibo è un bisogno primario che prevale su qualunque altro, sono una di quelle persone che vivono per mangiare e non viceversa. Il cibo è una consolazione, una goduria, un premio, una cura per tanti disagi interiori, persino per la noia. Mia madre mi diceva sempre che da piccola quando non sapevo che cosa fare mangiavo.

Nonostante ciò non sono mai stata grassa, né robusta. In forma sì, sovrappeso mai. Anzi quando mi privo di “troppi dolci” ogni tanto mi succede di andare sottopeso, raramente ma qualche volta capita.

Chi mi conosce non crede che io possa ingurgitare tutto quello che metto in bocca, non tanto per il fisico sottile perché è risaputo che faccio tanto sport, quanto per la capacità del mio apparato digerente di elaborare quantità di cibo che ammazzerebbero tante persone ben più grosse di me. Quindi un pasto saltato (senza motivi di gravissima urgenza) per me è un brutto segno. Significa che il mio male dell’anima sta avendo il sopravvento sulla mia volontà di passarci sopra. Ma non mi preoccupo perché so che riuscirò a cavarmela anche stavolta, ho avuto momenti ben peggiori.

Infatti non è di me che voglio parlare ma, (a distanza di qualche giorno perché non amo cavalcare le notizie di cui tutti parlano nel momento in cui succedono i fatti), del suicidio del quindicenne gay e, in generale, di quale misteriosa afflizione porta individui apparentemente senza problemi pesanti a decidere di togliersi la vita.

Scrivo questo preambolo perché l’argomento che tratterò prossimamente, quando altra “attualità” l’avrà sotterrato, è difficile, delicatissimo ma soprattutto molto chiacchierato e ben poco considerato fuori dal momento topico in cui si verifica il “danno”.

So di avventurarmi in un tema che potrebbe ammazzarmi dal punto di vista della credibilità, gradimento e consenso (qualcuno penserà che lo faccio per stimolare accessi al mio sito, altri perché sono una fuori di testa, altri ancora perché sono una deficiente che crede di sapere tutto su tutto, ecc. ecc.), ma non m’interessa. Sento di dover dare la mia testimonianza perché io sono un’aspirante suicida fallita.

Fallita nel senso che ci penso da quando ho dieci anni, ma non lo farò mai poiché innanzitutto non so che cosa troverò “dopo” (potrebbe essere anche peggio che qui) e poi perché avrei talmente tante operazioni per sistemare i miei “lasciti” (non materiali) che renderebbero troppo lunga l’agonia e mi darebbero modo di ripesarci mille volte.

Potrei farlo in un momento di accorata disperazione, ma siccome non voglio buttare al vento quel poco di buono che ho combinato sino ad ora e nemmeno lasciare qualcuno nei guai per la mia stolta decisione, continuerò ad strafogarmi di porcate come ho fatto sino ad ora per sopravvivere in mezzo agli umani.

Non per disprezzo nei confronti dell’umanità intera (solo di una buona parte) ma perché io umana la sono apparentemente, in realtà so di essere tutt’altra “cosa”.

Ma questa è un’altra storia.

#Millicic

#ARF!

L’evaposermone è finito, andate in pace.

“La maga aliena” Opera in materiale riciclato dell’artista
Emanuele Cazzaniga per Evaporata

14 pensieri riguardo “A LETTO SENZA CENA

  1. Ormai,anche se non ci sentiamo,fai parte del mio quotidiano;preferisco,comunque,lasciarti per ultima nella mia agenda di lettura,forse,per difetto che mi scompaia la tua piacevole provocante originalietà..

    con simpatia

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      1. a volte.tentato,vorrei da dirti, mille cose e passa,passando me figura strana e bava,ma non sono;allor m’affretto lesto al guscio di lumaca e non parlo,ma lascio che mie antenne te raggiunte,contattano al ver di te chi sia;m’appagan lo stesso,senza che grilli fan sognare invano.

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  2. Invece sei perfettamente, completamente, inguaribilmente umana. La tua inquietudine che scivola nella disperazione è la stessa di Proust, Fante, Woolf, umanissimi nella loro impossibilità di adeguarsi interiormente a una società disumana.
    Ti regalo questo pensiero sull’uomo, è di Pascal:
    « Se si vanta, l’abbasso; se s’abbassa, lo vanto; lo contraddico sempre fino a che comprenda che è mostro incomprensibile. »

    🙂

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  3. Non sei sola io mi domando spesso perchè sono nata ,stavo così bene nel limbo degli spermatozoi mai nati ,ma si vede che la fortuna non ha girato bene nel lontano 1952 ..però poi quelle poche gioie vere che ho conosciuto mi fanno dire grazie alla vita e si va avanti …..
    Non dobbiamo nascondere le nostre debolezze ,anzi a volte leggendo altre situazioni ci vien da pensare che la vita pur dura sia da vivere e se qualche debolezza la fa vacillare ecco che parlarne ce la fa capire e amare un di più .

    ps: che bella poesia che ti ha messo Dany ,la trovo profonda nella sua cruda realtà

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  4. A volte leggendo le tue storie mi viene in mente la frase “credevo che il mio bucato fosse bianco…”; ma credimi, non sei sola. Gli amici ti capiscono e condividono. Lo so che sei forte, quindi non lo dico per dissuaderti da gesti che – ne sono sicura – non farai mai, ma semplicemente perché farlo presente, che gli amici ti vogliono tanto bene così come sei, non è mai troppo. E allora ti dedico una poesia di tanti anni fa:

    COSA MI IMPORTA

    Cosa mi importa di come sei
    che dicono di te
    cosa mi fa?

    Fa in modo che ami un po’ di più
    chi in fondo in fondo
    è proprio come me.

    Mi fa solo tremare il pensiero che
    l’erta percorsa
    ti porti via lontano
    dove non posso averti.

    E basta.

    Cosa vuoi che mi importi
    del resto?

    Continua pure
    ad essere te stesso.

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